Dipendenze: Squillaci (Fict), “nella relazione di cura l’ascolto è un tassello indispensabile e imprescindibile”

(Foto: da canale YouTube Cei Pastorale della salute)

“Ascolto e relazione sono due elementi fondamentali, due facce di una stessa medaglia. Affinché ci sia una relazione, qualsiasi essa sia, un tassello indispensabile e imprescindibile è l’ascolto. E questo è ancora più vero nella relazione di cura e nella relazione educativa. Eppure, nella prassi quotidiana, facciamo ancora una certa fatica a renderlo effettivamente centrale”. Lo ha detto, stamattina, Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict), durante la sessione “Dipendenze: la centralità dell’ascolto nella relazione di cura”, promosso dalla Fict e dalla Comunità terapeutica “Lorusso Cipparoli”, nell’ambito del XXIV Convegno nazionale di pastorale della salute, in corso a Bari fino al 18 maggio. Squillaci, per affrontare il tema che gli è stato affidato in questa sessione – “Le nuove emergenze nelle dipendenze. La centralità della relazione” -, ha richiamato due fatti recenti. Innanzitutto, durante un tavolo ministeriale è stato proposto, “di fronte alla difficoltà nelle scuole per un aumento abnorme dello spaccio e dell’utilizzo di sostanze”, “è stato proposto l’uso di cani antidroga dentro e fuori le scuole. Pur evidenziando che una scelta del genere è contraria alle nostre sensibilità, ho fatto presente che se dobbiamo arrivare a un compromesso per noi va bene, purché per ogni cane antidroga ci siano almeno due educatori”. Il secondo fatto richiamato dal presidente della Fict è il 45° anniversario della legge Basaglia, il 13 maggio. “Vi potreste chiedere cosa c’entrano questi due fatti – ha ammesso Squillaci – ma credo che nel momento in cui si immagina di portare i cani antidroga come elemento di prevenzione nelle scuole è evidente che siamo all’interno di una tendenza che è volta più al contrasto che alla relazione educativa e all’attenzione all’io relazionale. È chiaro che il contrasto allo spaccio va assolutamente garantito, però quando si tratta di lavorare con i giovani c’è qualcosa che stride perché si dimentica così un aspetto fondamentale: l’io relazionale. Rispetto alla legge Basaglia, poi, essa di fatto ha determinato la fine delle strutture manicomiali, ma in realtà si poneva l’obiettivo rivoluzionario e ben più rilevante di riformare l’intero sistema di cura della salute mentale consentendo il passaggio dalla centralità del luogo di cura (in quel caso i manicomi) alla centralità della persona. A 45 anni da allora vi è una certa convergenza nel ritenere che tale visione sia stata di fatto tradita. Ma cosa altro si poneva come obiettivo l’illuminato Basaglia se non di mettere al centro del sistema di cura l’io relazionale?”.

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