Pasqua: mons. Brunetti (Alba), “siamo chiusi e spaventati, ma con Gesù, risorto e ferito, ritroviamo la speranza”

(Foto: Marcato-Gazzetta d'Alba)

Oggi “siamo chiusi e spaventati, come gli apostoli: guerre, epidemie, terremoti, naufraghi morti, e non si sa se c’è più dolore per il vicinissimo passato o più paura per il futuro che ci attende. Le porte sono ben chiuse, siamo a rischio, sembra venir meno la speranza. In un ambiente simile, tre verbi rassicurano i discepoli, ma anche tutti noi e chiunque ascolta e riceve la Parola santa del Vangelo: venne, stette, disse”. Lo scrive il vescovo di Alba, mons. Marco Brunetti, nel suo messaggio augurale per Pasqua.
Innanzitutto, “venne”: “Questo verbo riporta all’incarnazione” e “dice la vocazione del Figlio di Dio, il veniente, colui che cerca sempre nuove strade per raggiungerci e fare comunione con noi”.
Il secondo verbo è “stette”: “Questo – osserva mons. Brunetti – è il verbo della risurrezione: si trova solo negli ultimi due capitoli del Vangelo di Giovanni. Sta chi ha compiuto un viaggio, si può fermare, e gioisce di questo fermarsi: Gesù risorto sta, non in un egoistico divano, con tutti i comfort, ma in mezzo ai suoi. Stare in mezzo è spesso identificato come stare al centro dell’attenzione. In realtà stare in mezzo è un luogo molto scomodo: sei guardato da tutti e non puoi farti da parte”.
Infine, “disse”: “La Parola non può che esprimersi e comunicare. Questo è il verbo che accompagna ogni istante della vita del Signore, non perché fosse un parolaio, tutt’altro, ma perché la sua è Parola che salva, e come tale viene offerta”. E “disse ‘Pace’, proprio ciò che manca a questo mondo, proprio ciò che manca oggi, una pace non solo annunciata ma realizzata concretamente, e Gesù mostra i luoghi della pace: le mani bucate e il costato trafitto. Dopo la croce e la morte, Dio si mostra vivo, ma non solo: offre alla vista le sue ferite, prezzo della pace che ci è donata, costo del nostro riscatto”.
Il vescovo evidenzia: “La risurrezione di Gesù è una risurrezione ferita, che si è resa vulnerabile per poter essere l’esperienza di chiunque; tutti siamo feriti e tutti sentiamo una profonda necessità di essere salvati, da noi stessi, dal caso, dal nulla. Gesù risorto e ferito ci viene incontro non solo per salvarci, ma per offrirci un’esperienza di risurrezione, e proprio le nostre ferite insieme alle sue, sono la via che permette tale esperienza”.
Mons. Brunetti conclude: “I discepoli gioirono al vedere il Signore. Gioia, grazia, rallegrarsi, eucaristia hanno origine dallo stesso verbo greco, il verbo dell’annunciazione: ‘Rallégrati, piena di grazia’ (Lc 1,28). I discepoli quella sera con Gesù hanno celebrato la gioia della Pasqua attorno all’altare che è Gesù stesso in mezzo a loro e hanno ritrovato la speranza. Questi siano i nostri sentimenti per un’autentica Pasqua di risurrezione”.

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