Papa Francesco a Budapest: don Csaba Török (portavoce) su questione migratoria, “chiesa silenziosissima lavora passando per la porta piccola e fa molto”

“La chiesa cattolica è silenziosissima” ma “molti cattolici lavorano in ong” e “stanno cercando di dare il loro aiuto”. “Le istituzioni caritative della Chiesa cercano di trovare la porta piccola, se non si può entrare per la porta grande, e in questo contesto i servizi dell’Ordine di Malta e della Caritas hanno fatto molto”. Con queste parole, il rev. Csaba Török, amministratore parrocchiale della Cattedrale di Esztergom, e responsabile della Conferenza Episcopale dell’Ungheria per i rapporti con i media, spiega come la Chiesa ungherese affronta la questione migratoria. “La chiesa cattolica di Ungheria non ha nessuna indipendenza nei suoi finanziamenti”, ha detto il sacerdote parlando questa mattina in un incontro online con i giornalisti organizzato da Iscom (Pontificia Università della Santa Croce), in vista del viaggio apostolico di Papa Francesco a Budapest (28/30 aprile). “Le scuole, gli istituti, gli ospedali, e anche le diocesi sono finanziati dallo Stato. Ogni volta, se c’è qualche tensione politica, interna o esterna, si preferisce non dire niente perché mettiamo a rischio il nostro finanziamento. Se un governo diventa nemico della Chiesa, in alcuni mesi può guidare la Chiesa fino alla bancarotta”. Lo spazio di movimento è dunque limitato. “La chiesa di Ungheria, a livello dei vescovi e della conferenza episcopale, si tiene alle direttive del governo cercando di adattarsi alla situazione. Ma se parliamo della Chiesa come comunità dei fedeli, ci sono molte iniziative che cercano di dare una risposta evangelica a questa situazione”. Il sacerdote ricorda il lavoro fatto dalle ong e dalle istituzioni caritative della Chiesa “sulla frontiera verso la Serbia”. “Erano di grande aiuto per i migranti”, dice. “Adesso l’Ungheria ha chiuso la frontiera e ufficialmente quelli che entrano nel paese sono migranti illegali e come tali devono essere sottoposti ad un processo giudiziario alla fine del quale vengono fatti ritornare in Serbia. Poiché molte strade per l’Europa passano per l’Ungheria, c’è un traffico molto forte di persone”, anche se il governo preferisce non vederlo. E su questo fronte, assicura il sacerdote, “molti cattolici stanno cercando di dare il loro aiuto fuori dei limiti visibili della chiesa istituzionale”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa