Papa Francesco: udienza, “Dio non ci chiede di essere rilevanti, numerosi, prestigiosi”, “non è il pastore dei lupi, ma degli agnelli”

foto SIR/Marco Calvarese

Dio “non ci chiede di saper affrontare i lupi, cioè di essere capaci di argomentare, controbattere e difenderci”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata allo zelo apostolico. “Noi penseremmo così: diventiamo rilevanti, numerosi, prestigiosi e il mondo ci ascolterà e ci rispetterà, vinceremo noi”, ha commentato Francesco citando la frase evangelica “Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi”: “No, vi mando come pecore, come agnelli: questo è l’importante. Se tu sei pecora, stai sicuro che il Signore ti difenderà. Ci chiede di essere così, di essere miti e innocenti, disposti al sacrificio; questo infatti rappresenta l’agnello: mitezza, innocenza, dedizione, tenerezza. E lui, il pastore, riconoscerà i suoi agnelli e li proteggerà dai lupi. Invece, gli agnelli travestiti da lupi vengono smascherati e sbranati”. Poi la citazione di San Giovanni Crisostomo: “Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli”. “Se io voglio essere del Signore, devo lasciare che lui sia il pastore, e lui non è il pastore dei lupi, è il pastore degli agnelli, miti, umili”, ha aggiunto il Papa a braccio a proposito dello “stile” della testimonianza, che “non coinvolge soltanto la mente, coinvolge tutto: mente, cuore, mani, tutto, i tre linguaggi, del pensiero, dell’affetto e delle opere. Non si può evangelizzare soltanto con la mente, ma col cuore e con le mani: la testimonianza coinvolge tutto”.

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