Cei: mons. Pennacchio (presidente Comitato interventi caritativi nel Terzo mondo) in visita in Etiopia. Inaugurato ospedale per malati psichici

(Foto: arcidiocesi di Fermo)

“Rientro in Italia col desiderio di condividere ancora di più il cammino di questi nostri fratelli e sorelle, compagni di strada. Essi ci insegnano, attraverso piccoli segni di attenzione e di prossimità, a ridimensionare i deliri di onnipotenza che ci fanno sentire l’ombelico del mondo”. Così mons. Rocco Pennacchio, presidente del Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo mondo ed arcivescovo di Fermo, racconta in un’intervista l’esperienza vissuta in Etiopia dove si è recato dal 31 gennaio all’8 febbraio scorsi.
L’occasione è stata l’inaugurazione, il 5 febbraio, di un ospedale per malati psichici, specialmente bambini, nella Prefettura apostolica di Robe la cui realizzazione è stata finanziata con più di 2 milioni di euro provenienti dall’otto per mille alla Chiesa cattolica destinato agli interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo mondo e la generosità dei fedeli dell’arcidiocesi di Fermo che hanno contribuito attraverso le raccolte promosse in questi ultimi anni dalla Caritas diocesana per la Quaresima di carità.
“Questa opera – ha spiegato l’arcivescovo –, promossa dalla Chiesa cattolica, è un intervento ‘caritativo’, cioè un segno della carità di Cristo che incontra l’uomo, tutto l’uomo, senza distinzioni, privilegiando quello più fragile e indifeso”. “Il mondo delle malattie mentali è delicato anche perché vittima ancora di tanti tabù che aggravano la condizione degli ammalati, col rischio di venire emarginati e di essere ridotti a rifiuti umani, abbandonati lungo le strade”, ha osservato mons. Pennacchio, aggiungendo che “l’ospedale accoglierà soprattutto bambini e ragazzi (l’età media in Etiopia è di quasi 18 anni) ma anche adulti affetti da questi disturbi. È segno della compassione verso i nostri fratelli e sorelle più deboli e sofferenti come quanti soffrono di malattie neurologiche, un settore ancora da sviluppare nell’ambito dell’assistenza sanitaria, già fragile, in un territorio peraltro interessato da frequenti conflitti che drenano le già poche risorse economiche disponibili”. In Etiopia, il presule ha anche potuto conoscere alcune altre opere realizzate con il contributo dell’otto per mille alla Chiesa cattolica, corrispondenti a dieci progetti realizzati nel territorio della capitale e di altre località. “Questo – ha rivelato – mi ha dato l’occasione di incontrare religiose e religiosi missionari, presbiteri e laici italiani fidei donum (persone che scelgono di trascorrere anni della loro vita in terra di missione) accoglienti, sorridenti e premurosi verso il popolo in mezzo al quale vivono”. Progetti di accoglienza madri e minori e di sensibilizzazione delle donne sui loro diritti, scuole, studentati, centri sanitari attrezzati per accogliere donne partorienti, aziende agricole che ridanno vita all’arsura della terra… “Tutto – precisa mons. Pennacchio – si è potuto realizzare grazie alla generosità degli italiani che hanno apposto la loro firma sull’otto per mille alla Chiesa cattolica”.
“Ho vissuto una settimana di fraternità inserendomi nella vita quotidiana delle varie comunità che accolgono con semplicità e grande amicizia”, ha confidato l’arcivescovo, certo che “non dimenticherò mai le migliaia di persone in cammino a bordo strada, nella polvere, insieme ad asini, agnelli, mucche, spesso unica risorsa per poter vivere”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa