Niger: p. Armanino (missionario a Niamey), “ci sono timori che gli stranieri cristiani diventino bersaglio”

(Foto M.Armanino)

Quale potrebbe essere l’impatto dei cambiamenti politici in Niger, anche dopo il ritiro delle truppe francesi? “Per ora limitato. Le nostre comunità sono maggioritariamente composte da fedeli di origine straniera (Togo, Benin, Nigeria, Burkina Faso, Costa d’Avorio, ecc.), quindi ci sono timori che gli ‘stranieri’ diventino bersaglio perché assimilati agli ‘occidentali’, visto che nell’immaginario Francia=cristiani. In prospettiva questi timori potrebbero rivelarsi fondati, nel caso in cui, così come successo altrove, i cambiamenti politici verrebbero intesi anche come ‘autenticità nigerina’ nella società che è al 98% legata all’Islam”. E’ il parere di padre Mauro Armanino, missionario della Società Missioni Africane, a Niamey da 12 anni. “Questo potrebbe implicare un abbandono della non confessionalità dello Stato, così come previsto dall’attuale costituzione, per andare verso qualcosa di più ‘rispondente’ allo spirito dell’Islam, con il rischio di un certo radicalismo. In effetti l’Islam di tipo sufi delle confraternite, assai tollerante, potrebbe essere battuto in breccia dalla correnti salafiste di matrice nigeriana, grazie a predicatori e soldi che arrivano da altrove e che, non da oggi, edificano moschee, scuole coraniche, università islamiche e aiuti umanitari”. Armanino, che è anche antropologo ed etnologo, ricorda che “la zona di confine col Burkina Faso, abitata dal popolo Gourmanché, la realtà più viva dal punto di vista cristiano di tutto il Niger, è quella più bersagliata dai gruppi armati e le comunità sono a tutt’oggi perseguitate a motivo della fede”. Il popolo nigerino, prosegue, aspira soprattutto a “vivere con dignità, quella che è stata confiscata, tradita e svenduta troppo spesso in questi anni ai migliori acquirenti! Milioni di persone con carenze alimentari e circa la metà della popolazione in situazione di povertà. Le statistiche sono sempre senza appello: siamo i buoni ultimi del pianeta in termini di sviluppo umano e di povertà multidimensionale, si spera che questo cambi e cambierà se da parte delle nuove autorità e della comunità internazionale, in particolare quella dell’Africa Occidentale (Cedeao/Ecowas) termineranno le sanzioni e le frontiere torneranno ad essere ciò per cui sono state inventate: un luogo di transito, incontro e scambio. Adesso sono semplicemente un luogo di ladrocinio perché la gente passa (di frodo) però deve pagare delle fortune. E questo le nuove autorità lo sanno e tacciono: non è un bel segno!”
Riguardo alla presenza dei gruppi armati jihadisti – nei giorni scorsi sono stati uccisi 27 militari, con 150.000 sfollati – è  un tema “semplicemente cruciale perché i gruppi sono a circa 50 kilometri dalla capitale”. A suo avviso “proprio di guerra si tratta: con motivazioni religiose, economiche, territoriali, ideologiche e dunque da affrontare a tutti questi livelli! I migranti sono tra i dimenticati della crisi semplicemente perché messi tra gli ‘invisibili’ del sistema, tra la zavorra o le frange ‘vendibili’ per eventuali commerci con l’Occidente, sempre attento a estendere le sue frontiere fino al Sahel”.

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