Scozia: legge sulle “buffer zones” per “proteggere” le cliniche dove si pratica l’aborto. La protesta dei vescovi

“I vescovi scozzesi sono preoccupati per la nuova legislazione sulle ‘buffer zones’, proposta dalla parlamentare Gillian MacKay del Partito verde scozzese, perché mette a rischio la possibilità di esprimere la propria opinione, di riunirsi in associazione, e di pregare in silenzio in pubblico”. Con queste parole il segretario generale della Conferenza episcopale cattolica scozzese, Gerard Mac Guinness, commenta la possibilità che una nuova legge dia vita a una zona di duecento metri, attorno alle cliniche dove si pratica l’aborto, entro la quale non sarà possibile, per gli attivisti del movimento per la vita, avvicinare le donne che vogliono interrompere la gravidanza. La legislazione è anche più restrittiva di quella in vigore in Inghilterra e Galles dove il limite delle buffer zones arriva a 150 metri. “Esiste un vero rischio di intolleranza nei confronti di chi vuole esprimere un’opinione”, dice ancora il segretario generale della Conferenza episcopale cattolica scozzese. “E ci preoccupa la proposta di proibire ai fedeli di mettere in mostra, nelle finestre delle loro case, poster che esprimono opinioni religiose. Chi lo fa potrebbe rischiare una multa di diecimila sterline”, oltre 11.500 euro. “Speriamo che il parlamento scozzese respinga la nuova legislazione”. Se la nuova legge verrà approvata, le cliniche dove si pratica l’aborto potrebbero fare domanda per estendere le buffer zones anche oltre i limiti attuali di 200 metri.

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