Diocesi: Terni, sabato 14 gennaio mons. Soddu presiede celebrazione per 67° anniversario morte del venerabile Giunio Tinarelli

(Foto: diocesi di Terni-Narni-Amelia)

In occasione della commemorazione del venerabile Giunio Tinarelli, nel 67° anniversario della morte, si terrà la solenne celebrazione presieduta dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Francesco Antonio Soddu, sabato 14 gennaio alle 11.30 nella cattedrale di Terni, dove si trova la tomba di Giunio Tinarelli, animata dai volontari dell’Unitalsi di Terni e dal Centro Volontari della sofferenza.
La celebrazione sarà preceduta, alle 10 in cattedrale, dalla catechesi sulla figura di Giunio Tinarelli da parte di don Michel Foyosseh postulatore della causa di beatificazione.
“Giunio Tinarelli, che morì ad appena 44 anni di cui venti trascorsi nell’immobilità, è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, con una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore – si legge in una nota della diocesi –. Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, che ha vissuto con intensità la sua missione nel lavoro, la fatica di ogni giorno nello spirito di accettazione della volontà di Dio. Sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere ‘operaio’ nel campo dell’apostolato”. Nel 1948 “fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri”.
Giunio Tinarelli, conclude la nota, “ha lasciato a tutti l’esempio per trasformare una devastante malattia in occasione di redenzione e di riscatto; per trasformare un letto di dolore in una cattedra dalla quale si insegna una verità profonda e scomoda, specie ai nostri giorni: il dolore umilia la persona umana solo se vissuto nella disperazione, mentre si trasforma in occasione di forte testimonianza di fede e di coraggio, se affrontato per amore di Dio e dei fratelli”.

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