Diocesi: mons. Battaglia (Napoli), “sogno la Chiesa del grembiule, dalle porte aperte a tutti”

(Foto: ANSA/SIR)

“Dio non è nella rigidità, Dio non è nel trattenersi, Dio non è nel chiudersi. È nello sbilanciarsi, che è lo sbilanciarsi dell’amore. E si rivolge a tutte le povertà, alla fame di pane e a quella di senso. E colma la vita non di cose, ma di persone. Da amare”. Lo ha detto ieri sera l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, aprendo il XXXI Sinodo diocesano.
“Chiesa di Napoli, ora sai da dove ripartire: dalle tue periferie, dagli uomini del pane amaro, dagli affamati di tenerezza, dagli esclusi. E ricomporre in unità i frammenti di questo mondo esploso”, l’invito del presule, che ha aggiunto: “Sia tutto fortemente, unicamente, inesorabilmente ancorato e basato sul Vangelo”.
Ma, ha avvertito, “la testimonianza è di tutti e per tutti. A ciascuno di voi, popolo di Dio che mi è stato affidato, sento di dire che il compito sacerdotale di Cristo non si è trasferito solo su un gruppo di persone ma su tutto il popolo di Dio”. Perciò, “l’intero popolo di Dio, ognuno di noi, deve sentirsi unto del Signore e chiamato ad annuncialo per le vie del mondo, a portare la sua speranza, la sua grazia, il suo amore”.
Mons. Battaglia ha indicato quale Chiesa sogna di abitare: “Una Chiesa dalle porte aperte a tutti, perché tutti abbiamo bisogno di lei. Una Chiesa dove non si celebrano solo i riti, ma dove si vive e si celebra la vita delle donne e degli uomini, intrisa di gioie e dolori. Una Chiesa in uscita, samaritana, libera, fedele al Vangelo. Una Chiesa povera. Una Chiesa sinodale, in ascolto dello Spirito Santo. Sogno, in questo momento, il cuore di una Chiesa madre che nel suo grembo genera, fa crescere, cura e fa sbocciare vita per la vita”.
E ancora: “Desidero una Chiesa che lavi i piedi agli uomini e alle donne senza chiedere nulla in cambio, neppure il prezzo di credere in Dio, o il pedaggio di andare a Messa la domenica, o la quota di una vita morale meno indegna e più in linea con il Vangelo. Una Chiesa realmente prossima è una Chiesa aperta che abita lo spazio della prossimità nel modo dell’accoglienza scevra di previe garanzie”.
Insomma, una “Chiesa che non ha potere, una Chiesa che non conta, che non si difende, non si nasconde dietro falsi moralismi e strategie pastorali, ma riflette l’immagine della Chiesa comunione in continua ricerca delle coordinate conciliari che la rendono comunità che sa camminare e vuole camminare insieme, costi quel che costi! È la Chiesa del grembiule”. E “questa Chiesa invoca una profezia: uscire fuori e gridare una parola che doni libertà e capacità di vicinanza vera, di compagnia autentica”.

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