Ucraina: Martinez (RnS), “gli uomini e le donne della preghiera sono gli ambasciatori dell’amore e della pace”

foto SIR/Marco Calvarese

“L’aria è ammorbata dallo spirito di morte. Cosa vogliamo farne della risurrezione di Cristo? Possono risorgere la politica, l’economia, la scienza, la cultura? Una preghiera per l’Europa: questo, intanto, possiamo fare, perché non dobbiamo delegare al Cielo la responsabilità di ciò che sta accadendo sulla terra e che passa proprio dal nostro coraggio di fare la pace, di far fare la pace”. Lo ha detto Salvatore Martinez, presidente di RnS, aprendo l’iniziativa “Una preghiera per l’Europa”, la speciale veglia promossa in occasione della Domenica della Divina Misericordia e Pasqua ortodossa presso il santuario di Santo Spirito in Sassia, a Roma.
“Sappiamo bene che non è possibile la pace ad ogni costo – ha osservato -. Ma sappiamo tutti quanto è grande questa responsabilità. E quindi preghiera e penitenza! La pace è possibile, ma ha un costo, ha un prezzo da pagare. La pace non si fa gratis, reclama sacrificio, costa la rinuncia all’egemonia del potere, costa il prezzo della fraternità umana, il prezzo della scomposizione delle nostre idolatrie. Per essere uomini di pace occorre stare nell’orizzonte di Dio”.
Secondo Martinez, “uno degli scandali più grandi è avere politicizzato la pace; avere politicizzato le religioni che fanno un uso improprio della parola ‘pace’, senza Dio, contro Dio. È crisi della pace perché è in crisi la vita spirituale. Prima che di crisi economica, politica, morale, il nostro tempo è in deficit di vita spirituale. Dobbiamo tornare a parlare della siccità di valori dello Spirito che sta attraversando il cuore dell’uomo, ma ancora più evidentemente le strutture umane e le agenzie educative”.
“Se davvero i credenti, tutti coloro che si riconoscono dentro l’identità culturale e spirituale della fede cristiana – ha aggiunto -, pregassero prima di aprire bocca, pregassero prima di apporre una firma su un trattato di guerra, pregassero prima di dare un comando da cui discende un male, pregassero prima di mettersi al lavoro per servire le istituzioni e il bene comune, quanto sarebbe diverso il corso della storia! Quante vite risparmiate, quante tragedie evitate! Chi prega, veramente, ha una diversa intelligenza della realtà e gode dell’eredità di una saggezza antica, quanto antica è la Parola di Dio che ci mette in guardia dal far discendere un bene da un male, la sicurezza dall’aggressione, la pace da un confitto. Pregando ci ritroviamo miracolosamente più uniti, più ispirati, più disponibili, più solidali, più prodighi, più capaci”. In definitiva, “pregare è il modo migliore per incarnarsi. Altro che evadere dalla realtà: chi prega è realista, altruista, non fugge, non s’impaurisce dinanzi al male, ha una linea di pensiero, punti di interesse, orizzonti di impegno assai diversi da chi non conosce il pregare. Noi siamo persuasi che gli uomini e le donne della preghiera sono la più grande riserva di speranza per questo nostro mondo. Sono gli uomini e le donne della preghiera gli ambasciatori dell’amore e della pace, che solcano la storia aprendola ai sentieri invisibili di Dio. Sì, sono gli uomini e le donne della preghiera i veri difensori dei valori più autentici dell’umanità, perché è nella preghiera che la coscienza vuole il vero bene, la vera libertà e fa della terra un vero spazio di fraternità e di condivisione dell’amore”.

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