Venerdì Santo: mons. Morrone (Reggio Calabria-Bova), “la speranza di poter vivere da fratelli e sorelle non muoia sotto il peso delle nostre responsabilità o omissioni”

“Gesù è crocefisso attirando su di sé, come un parafulmine, tutta la violenza di noi umani. È stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per i nostri peccati. Ma come è possibile?”. La riflessione e la domanda sono di mons. Fortunato Morrone, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, nel corso della celebrazione della Passione del Signore. “Abbiamo ora davanti agli occhi tanti morti che la malvagità umana stanno provocando nel conflitto in Ucraina – la constatazione del presule -. Facciamo mente locale sui volti di mamme e bambini innocenti, ci dicono qualcosa o è solo un film dell’orrore?”. Per mons. Morrone, “Gesù stesso ci dà la risposta alle nostre domande sul senso di quanto sta accadendo: lui si identifica con ciascuno di noi. La speranza di poter vivere da fratelli e sorelle non muoia sotto il peso delle nostre responsabilità o omissioni”. Infatti “si può reagire alla violenza con la violenza, colpo su colpo come sta accadendo in questa guerra, ma è un circolo vizioso chiuso ad un vero futuro di pace e convivenza”. Mons. Morrone ha indicato una soluzione: “Pietro, rimetti la spada nel fodero” ed “estrai la croce del Dio vivente”: infatti “non c’è altra via per fermare la violenza. Tutto il resto è compromesso instabile, ovunque, anche nelle nostre famiglie”.

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