Pasqua: mons. Pavanello (Adria-Rovigo), “troviamo il coraggio di cantare l’Alleluia, un dono che facciamo al mondo in un momento di angoscia e tribolazione”

“Mai come quest’anno ci costa fatica intonare l’Alleluia pasquale, il canto di lode per la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Preferiremmo rimanere in silenzio sotto la Croce di Gesù oppure nell’oscurità del sepolcro”. Si apre con queste parole il messaggio che il vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, ha inviato alla diocesi per le festività pasquali.
“Sentiamo attorno a noi la forza distruttiva del male, che sembra dilagare e non trovare alcun ostacolo”, osserva il vescovo, aggiungendo che “mentre ancora tentavamo di uscire” dalla “prova” della pandemia, “l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ci ha fatti precipitare nell’angoscia di una nuova guerra mondiale”. “Le atrocità indicibili che ogni giorno veniamo a conoscere – prosegue – spalancano davanti a noi un abisso di violenza, che sembra impossibile poter fermare. Gli aumenti dei prezzi di quanto ci serve per vivere, dagli alimentari ai carburanti, preannunciano una nuova fase di crisi economica da cui tutti saremo colpiti”. “Proprio perché ci troviamo davanti a questa situazione di sofferenza e di smarrimento dobbiamo trovare il coraggio di cantare l’Alleluia”, ammonisce mons. Pavanello, ricordando che “la gioia della Pasqua non è un’evasione dalla realtà dura e desolante della vita umana, ma scaturisce dalle tenebre e dal silenzio della passione e della morte del Figlio di Dio. Non nega la presenza del male e del peccato, ma ci viene da un Dio che si è immerso nell’abisso della malvagità umana e se ne è fatto carico, uscendone vincitore”. “La storia di Gesù non si arresta sulla croce e poi nel buio del sepolcro”, evidenzia il vescovo: “Il Dio che ha preso su di sé il peccato e la morte infatti ha aperto una via di salvezza: Gesù, il Signore, è Risorto e a chi crede in Lui dona una vita più forte del peccato e della morte. Per non soccombere allora l’umanità ha bisogno di credere nella risurrezione del Signore Gesù e per credere deve poter ascoltare prima questo annuncio”. “Per questo – spiega – celebrare la Pasqua e cantare l’Alleluia è un dono che noi cristiani facciamo al mondo in questo momento di angoscia e di tribolazione. Dobbiamo esserne consapevoli noi per primi, uscendo dalla tiepidezza di una fede superficiale e pigra e da una partecipazione stanca e abitudinaria. Dobbiamo mostrare con la nostra vita la forza che scaturisce dalla Risurrezione di Gesù e il suo potere di cambiare il mondo”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa