Pasqua: mons. Cornacchia (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi), “la festa dei macigni rotolati”

“La bellezza di quanto stiamo celebrando è offuscata dai roboanti lanci di bombe su molte città e villaggi dell’Ucraina, con migliaia di morti tra bambini, anziani, deboli, indifesi; senza contare quei giovani ed inesperti militari. Quanta inutile sofferenza! Quante famiglie non saranno più come prima, con lutti, feriti, sfratti subiti, emigrazione forzata verso Paesi dalle frontiere aperte”. Lo scrive mons. Domenico Cornacchia nel suo messaggio di Pasqua alla diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. “Siamo tutti testimoni della gara di solidarietà scattata in ogni dove e da ogni persona, singola o collettiva, per alleviare, almeno in parte, questa mole di dolore. Un grande, grande grazie a quelle persone e strutture che hanno accolto famiglie di profughi, qui in diocesi”. Il vescovo aggiunge: “Celebriamo la Pasqua, che è la più grande e solenne festa per noi cristiani. I giorni della Settimana Santa sono sempre un’occasione per rivivere l’emozione dei tempi della nostra infanzia, ma soprattutto per dare un’impronta indelebile alla nostra fede in ogni stagione della vita. In questi giorni celebriamo il memoriale della passione, morte e risurrezione del nostro Redentore. Noi pure possiamo pre-gustare la vittoria che ha visto Cristo come protagonista. L’antico inno dell’Exultet, che ha dato inizio alla veglia di tutte le veglie, la notte di Pasqua, tra l’altro afferma: Gioisca la terra. La luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo! E ancora, il bellissimo inno Victimae paschali laudes, del giorno e dell’ottava di Pasqua, così dice: Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.
“Il venerabile don Tonino Bello in una catechesi pasquale affermò: ‘Pasqua è la festa dei macigni rotolati’. L’augurio che formulo per ognuno di noi, per le nostre comunità e per il mondo intero è che ciascuno si impegni a rotolare quei massi, dai più piccoli ai più grandi, che impediscono di far esplodere la vita, l’amore e ogni forma di pace duratura. E, se non riusciamo da soli, diamoci una mano gli uni gli altri”.

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