Perù: Lima, sale di tono controversia tra francescani e Comune. La solidarietà della Conferenza episcopale ai religiosi

(Foto: comunità francescana )

Sale di tono la controversia che oppone la comunità francescana di Lima al Municipio della capitale peruviana dopo che, nelle prime ore di sabato scorso, le autorità pubbliche, con il consenso previo del Ministero della Cultura, hanno abbattuto la recinzione di 145 metri che unisce la chiesa di San Francisco e il santuario di Nostra Signora della Soledad. Un provvedimento esercitato in piena notte, da duecento persone inviate dal Comune, senza aver avvisato i padri francescani, che stavano dormendo, mentre da tempo era in corso una trattativa rispetto a tale intervento, che il Municipio chiedeva nell’ambito delle opere di pedonalizzazione del centro. Dopo l’appoggio dell’arcidiocesi, attraverso le parole dell’arcivescovo Carlos Castillo, lunedì è stata espressa solidarietà ai padri francescani dalla Provincia francescana del Perù, mentre ieri è stata diffusa una nota dalla Conferenza episcopale peruviana, presieduta dal francescano Miguel Cabrejos, arcivescovo di Trujillo. Nel frattempo, i padri annunciano azioni legali nei confronti del Comune, anche in considerazione che l’area è protetta dall’Unesco, essendo il complesso monumentale patrimonio dell’umanità.
La Conferenza episcopale “esprime pienamente la sua solidarietà alla Provincia francescana dei Dodici apostoli del Perù di fronte all’intervento violento ed eccessivo del Comune di Lima (Prolima)”. Prosegue la nota: “Condanniamo fermamente l’atteggiamento violento, sproporzionato, arrogante, condotto con macchinari pesanti, con cui il Comune di Lima ha compiuto eccessive incursioni nel complesso monumentale di San Francesco, evitando il dialogo trasparente e fondamentale con i francescani della Provincia dei Dodici apostoli del Perù”. I vescovi ricordano che “il rispetto interistituzionale è essenziale per risolvere i conflitti all’interno di uno Stato di diritto. Questo principio è stato calpestato e violato dai signori di Prolima. In uno Stato di diritto, questa arroganza è totalmente arbitraria e ingiustificata”.

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