Repubblica Dominicana: i sacerdoti di Dajabón al Governo, “basta deportazioni di massa di haitiani”

Un forte appello al Governo della Repubblica Dominicana arriva da un gruppo di sacerdoti (in prevalenza parroci e gesuiti che operano nella Rete gesuita per i rifugiati) della provincia di Dajabón, ai confini con Haiti, perché “vangano fermate le deportazioni di massa” di haitiani che cercano di trovare riparo in Repubblica Dominicana, fuggendo dalla situazione sociale, economica e di violenza ormai insostenibile. Nella lettera-appello, i sacerdoti chiedono anche di “risolvere il problema del coinvolgimento dei militari nel traffico di esseri umani”, di “creare centri comunali per la regolarizzazione dei migranti”, di “coinvolgere i datori di lavoro come corresponsabili nella regolarizzazione dei migranti”, di “migliorare le infrastrutture dei centri di detenzione e creare spazi sicuri per i minori, le donne incinte e le madri che allattano che devono essere rimpatriate”.
Nella lettera si sottolinea che “il Paese ha il diritto di organizzare i propri confini e di far rispettare le leggi sull’immigrazione, ma non ha il diritto di violare i diritti fondamentali delle persone”. “Nelle deportazioni di massa, a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane, ci sono condizioni in cui il Governo non può garantire un giusto processo, a causa dell’elevato numero di deportazioni che sovraccarica le capacità operative degli agenti di migrazione. Vediamo che questa situazione impedisce una corretta esecuzione dei protocolli”. Al contrario, “vengono trattati con metodi che negano i loro diritti”. “Questa azione viola la Costituzione nazionale, le leggi e le convenzioni internazionali”. I sacerdoti denunciano, infatti, con forza che “i migranti sono sottoposti a procedure violente, umilianti e poco professionali nelle operazioni quotidiane”. “Qualsiasi agente in uniforme può trattenere un migrante, questo incoraggia estorsioni e intimidazioni. Ci sono deportazioni di bambini con radici sociali nella Repubblica Dominicana e siamo rattristati dal numero di minori non accompagnati che sono stati portati alla frontiera. I centri di detenzione non rispettano gli standard minimi che garantiscono la dignità umana: bagni, mobili per sedersi o dormire, né acqua, e bambini, donne incinte e madri che allattano sono sottoposti a questa situazione”.

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