Politica: p. Occhetta, “ogni intervento di riforma si ispiri al Patto costituente per rinnovarlo e consolidarlo nei principi fondativi”

All’Italia “mancano riforme costituzionali e istituzionali, l’amministrazione pubblica è un transatlantico difficile da guidare e la legge elettorale garantisce l’oligopolio a partiti rimasti orfani di iscritti. Dal 2006 a oggi sono nati undici Governi diversi per portare avanti le riforme costituzionali, ma la classe politica è stata incapace di approvarne un insieme organico”. Lo afferma il gesuita Francesco Occhetta, commentando il risultato elettorale del 25 settembre nel numero di ottobre di “Vita pastorale” (Gruppo editoriale San Paolo). La domanda di fondo, osserva, “è interrogarsi sulla forma di Stato che vogliamo”, semipresidenzialismo o premierato. “Per la cultura cattolica, erede della tradizione dell’Assemblea costituente, la forma di Governo parlamentare del premierato forte bilanciato da un Parlamento più snello sembra la più coerente – la tesi del gesuita –. Un Governo semipresidenziale avrebbe, invece, bisogno di forti misure di garanzia e di controllo”.
Per Occhetta, “i meriti del primo modello sarebbero quelli di avere un premier sicuro dopo le elezioni e una maggioranza certa. Il presidenzialismo alla francese eliminerebbe, invece, le ali estreme con il doppio turno, darebbe stabilità al sistema e forti poteri al Capo dello Stato che avrebbe come organi di controllo l’Europa, la Corte Costituzionale e una Camera delle autonomie. Certo, se per molti analisti non ci sono ancora le condizioni politiche per una stagione di revisione organica della Costituzione a causa dei fragili equilibri tra partiti, questa ragione non la possiamo far diventare un alibi che blocchi le urgenti riforme di ‘ordinaria manutenzione’, che si devono esprimere con maggioranze qualificate”. Infine un ultimo aspetto: “Ogni revisione costituzionale non è neutra rispetto ai valori fondativi. La democrazia procedurale su cui i saggi hanno posto l’accento, attenta alla correttezza delle regole, non può prescindere dalla democrazia sostanziale che include princìpi e un telos, una finalità di società e di Stato, e una precisa idea di persona. Qualsiasi intervento di riforma deve essere in grado di ispirarsi al ‘Patto costituente’, per saperlo rinnovare nel tempo e per consolidarlo nei suoi princìpi e valori fondativi. Un patto valoriale – conclude p. Occhetta – di cui le forze politiche devono farsi carico nel rispetto della nostra tradizione costituzionale”.

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