Willy Monteiro: mons. Parmeggiani (Tivoli e Palestrina), “nel suo Dna spirituale c’era l’amore cristiano, il donarsi per chi era in necessità”

Alla fine del mondo “i giusti non comprenderanno di essere stati tali”, “dovrà essere Gesù a spiegare loro che sono giusti e destinati alla vita eterna perché amando il prossimo hanno amato Lui. E così Willy che in quella sera di settembre dello scorso anno ha amato forse nemmeno senza sapere perché lo faceva, ma lo ha fatto perché nel suo Dna spirituale c’era l’amore cristiano, il donarsi per chi era in necessità”. Lo ha sottolineato, stasera, mons. Mauro Parmeggiani, vescovo di Tivoli e di Palestrina, ha iniziato l’omelia della messa in suffragio di Willy Monteiro Duarte, nel primo anniversario della morte, nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo, a Paliano.
“E tale Dna, cari amici, Willy stasera ci chiede di coltivarlo, di approfondirlo, di conoscerlo e praticarlo sempre più frequentemente e intensamente”, l’invito del presule, per il quale “sarebbe triste continuare a commemorare Willy ma non deciderci mai a scoprire l’origine del suo gesto nobilissimo e a imitarne l’esempio. E ancor più triste se ci arrendessimo nell’impegno comune di trasmettere il Vangelo da cui Willy ha imparato ad amare, a spendersi per l’altro. Se ci arrendessimo pensando che ormai il Vangelo è roba passata, che i grandi valori del cristianesimo non corrispondono più ai veri bisogni degli uomini e dei popoli”.
Ai familiari del ragazzo il vescovo ha ricordato che “Willy ora è entrato nella vita eterna: divenuto caro a Dio, poiché viveva tra peccatori, fu portato altrove. Ma non nel mondo del nulla, ma là dove il Risorto è lampada che illumina per sempre e dove Willy, in attesa dell’ultimo giorno, quando anche i nostri corpi risorgeranno, è già e sicuramente prega per noi e con noi anche ora”. Una preghiera, la sua, “di consolazione per chi è rimasto qui nella sofferenza per il suo distacco e di stimolo per tutti perché come Willy, anche noi prendiamo serissimamente le parole di Gesù pronunciate nella notte in cui fu tradito, dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli all’inizio di quella Cena profezia del dono perfetto di sé sulla croce: ‘Come ho fatto io, così fate anche voi gli uni gli altri’”.
“Che questo sia – l’auspicio finale – ciò che stasera ci portiamo a casa evitando che finita la Messa tutto torni come prima perché quando riceviamo il Corpo e Sangue di Gesù, quando ascoltiamo la sua Parola, nulla può rimanere come prima ma tutto si rinnova e se lo permetteremo diverremo anche noi belli, con gli occhi splendenti di quella luce che riflette la bontà del cuore così come erano gli occhi di Willy: occhi gioiosi, occhi sorridenti alla vita perché espressione di un cuore semplice e buono, giovane e pieno dell’amore di Dio”.

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