Suicidio: Gatta (neuropsichiatra infantile), “la pandemia ha impattato negativamente su salute mentale”, soprattutto dei più fragili

“Se si pensa che ai fini della salute mentale hanno rilievo vari fattori – tra i quali, le relazioni sociali, la partecipazione all’ambiente collettivo e l’adattamento alle condizioni esterne, una percezione positiva di sé, un equilibrio del mondo interno e la consapevolezza di propri emozioni, sentimenti e modalità relazionali – è facilmente comprensibile come la pandemia da Covid-19, che ha comportato stress e incertezze per il futuro, solitudine, isolamento sociale, cambiamento delle abitudini e delle routine con perdita dei riferimenti, riduzione delle interazioni e delle attività, possa aver impattato negativamente la salute mentale delle persone negli ultimi 18 mesi, specie coloro con meno risorse interne ed esterne”: lo spiega Michela Gatta, direttrice dell’Unità operativa di Neuropsichiatra infantile dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, che interverrà all’ l’evento virtuale di sensibilizzazione “La tua vita conta”, venerdì 10 settembre, promosso da Telefono Amico Italia, in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio.
Gatta ricorda quali sono i segnali a cui prestare attenzione se temiamo che un amico o un nostro caro sia attraversato dal pensiero del suicidio. “I segnali a cui prestare attenzione – afferma – sono quelli che ci dicono che la persona soffre psicologicamente in modo intollerabile e insopportabile e si sente senza soluzioni e senza possibilità di aiuto, quindi, ad esempio, cambiamenti affettivo-comportamentali, soprattutto chiusura e ritiro; verbalizzazioni di autosvalutazione e negativismo estremi; demotivazione e disinvestimento da attività, oggetti, persone; autolesionismo”. Secondo la neuropsichiatra infantile, “è importante parlarne, evitare che la persona si senta sola, ed eventualmente attivare un percorso di valutazione psicologico-psichiatrica”.

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