Sindacati europei: “il 15% dei lavoratori a rischio povertà non ha mezzi per accendere il riscaldamento”. Appello sul salario minimo

A causa dei salari bassi quasi tre milioni di persone non possono permettersi il riscaldamento in casa. È quanto emerge da un’analisi della Confederazione dei sindacati europei (Ces/Etuc). Secondo lo studio, “il primo giorno di autunno il 15% dei lavoratori a rischio povertà in Europa non sarà in grado di accendere il riscaldamento”. Nell’ultimo decennio la situazione è peggiorata in almeno dieci Stati membri. A Cipro il 45,6% dei lavoratori a rischio povertà non può pagare il riscaldamento, in Bulgaria il 42,8 %, in Lituania il 34,5 %, in Portogallo il 30,6%, in Grecia il 28,7% e in Italia il 26,1%. “L’aumento dei prezzi rischia di far precipitare ancora di più i lavoratori nella povertà energetica”, sottolinea la Ces. I sindacati chiedono pertanto al Parlamento europeo di “proteggere i lavoratori dalla povertà energetica introducendo una soglia dignitosa nel progetto di direttiva Ue sui salari minimi”. In particolare, i sindacati Ue chiedono di garantire che i lavoratori “non siano mai pagati meno del 60% del salario medio e del 50% del salario medio di qualsiasi Stato membro”. Al momento, 20 Stati membri registrano un salario minimo al di sotto di questo livello, il progetto di direttiva Ue, così pensata, “non cambierà però la situazione attuale”, secondo l’analisi. “È ora che l’Europa dia una direzione, si assicuri che il salario minimo non lasci mai ai lavoratori la preoccupazione di accendere il riscaldamento e aumenti i livelli di contrattazione collettiva, il modo migliore per ottenere salari veramente equi”, dichiara la vicesegretaria generale della Ces, Esther Lynch.

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