Santa Sede-Israele: Pizzaballa (patriarca), “ci sono le condizioni” per chiudere positivamente negoziato su Accordo fondamentale  

Gerusalemme, Santo Sepolcro

Con un nuovo Governo e un nuovo presidente israeliani, “è possibile sperare” nella conclusione positiva dei negoziati riguardanti le questioni delle proprietà, le questioni fiscali ed alcune economiche specificate nell’articolo 10 par. 2 dell’Accordo fondamentale fra la Santa Sede e lo Stato di Israele del 1993. È quanto dichiara, in un’intervista al Sir, il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa. “Quella che abbiamo davanti – spiega il patriarca – è una finestra di opportunità. Spero che ci sia da ambo le parti il desiderio di arrivare alla soluzione di questa tormentata vicenda. Credo ci siano le condizioni per farlo. Alla Knesset, tra l’altro, è iniziato anche il procedimento per l’approvazione della personalità giuridica (ecclesiatical legal personality) degli enti ecclesiastici. Mi pare che disponibilità e possibilità di concludere non manchino”. Nell’intervista Pizzaballa si sofferma, tra i vari punti, anche sulla prospettiva di una ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi, ma perché ciò avvenga, afferma, è “necessario ricostruire la fiducia, dare spazio a nuovi volti e nuove leadership da ambo le parti. In una parola, avere il coraggio di voltare pagina. Diversamente ci si parla addosso e sempre con gli stessi discorsi di sempre”. Più amara la considerazione relativa alla soluzione, sostenuta anche dalla Santa Sede, dei “Due Popoli sue Stati”: “È l’unica rimasta anche se non è possibile, impraticabile. Non ci sono le condizioni per un dialogo tra israeliani e palestinesi. Adesso dobbiamo cercare di ricostruire il tessuto del territorio e di avere leadership credibili da ambo i lati così da preparare il terreno per arrivare a questo”. La questione israelo-palestinese, ricorda Pizzaballa, “è una questione antica, quasi residuale nelle agende diplomatiche. Detto ciò bisogna affermare con chiarezza che la Comunità internazionale non potrà mai sostituirsi a Israele e Palestina. Può aiutarli, accompagnarli nel cammino. Ma se israeliani e palestinesi non si parlano la Comunità internazionale non potrà fare molto”.

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