Guatemala: emergenza migratoria. Padre Luison (Mobilità umana) al Sir, “continui pullman di migranti deportati da Usa e Messico scaricati nei posti di frontiera”

In questo momento, la maggiore tra le tante emergenze migratorie che affronta il Guatemala è la lunga catena di respingimenti e deportazioni, sia da parte degli Usa, che del Messico, che, ultimamente, dello stesso Guatemala, riporta i migranti nel cuore dell’America Centrale. È quanto afferma padre Matteo Luison, missionario scalabriniano, originario di Castello di Godego (Treviso), da quattro mesi segretario esecutivo della pastorale della Mobilità umana per la Conferenza episcopale del Guatemala. Una sorta di ondata di ritorno, dopo che quella di andata, comunque più che mai presente, si infrange sulla frontiera usa, più che mai impermeabile.
“Qualche settimana fa – racconta al Sir padre Matteo – abbiamo dovuto gestire un’emergenza nel piccolo villaggio di El Ceibo, nel dipartimento del Petén, al confine con lo Stato messicano del Tabasco. Un posto di frontiera secondario, sul quale non sono accesi i riflettori, nel quale venivano letteralmente ‘scaricati’ pullman che nel giro di due giorni arrivavano dalla frontiera Usa, transitavano per Villa Hermosa, capitale del Tabasco, e arrivavano in questo piccolo centro, dove esiste una Casa del migrante. L’unica a farsi carico dell’accoglienza è stata la Chiesa. Ora, la situazione a El Ceibo è un po’ più tranquilla, perché le autorità del Guatemala hanno solo spostato il problema a Corinto, nel sudest del Paese, al confine con l’Honduras. La cosa che risalta, in tutto questo, è la mancanza di attenzione per le persone, per la loro condizione e provenienza, per il loro eventuale status di rifugiati. Negli ultimi anni, in particolare, sono aumentati tantissimo minori, donne, intere famiglie”.

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