Cultura: diocesi toscane, domani un convegno su “L’arte come forma di ospitalità”

“L’arte come forma di ospitalità”. Questo il tema del convegno organizzato a Firenze, domani 20 novembre alla Facoltà teologica dell’Italia centrale, dalle diocesi toscane. L’evento è promosso dalla Commissione cultura e comunicazione della Conferenza episcopale toscana, con “la precisa intenzione di inserirsi nel processo sinodale che la Chiesa ha avviato in questo autunno. Elemento caratterizzante del convegno sarà la presenza di oltre cento delegati dalle diocesi della Toscana per confrontarsi su come l’arte e la bellezza possano rendere più accoglienti e ospitali le chiese e le comunità cristiane”. Tra i relatori il teologo e musicista Pierangelo Sequeri, l’architetto internazionale Mario Botta, gli artisti Giuliano Vangi e Giorgia Severi. Le conclusioni, invece, saranno affidate al cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze.
“Le chiese toscane – spiega l’arcivescovo Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e delegato della Conferenza episcopale toscana per la cultura e le comunicazioni – si mettono di nuovo in ascolto dei segni dei tempi, in questo ‘cambiamento d’epoca’. La via del bello è certamente capace di avvicinare a Dio e l’arte ha la capacità di dialogare con chiunque, di andare oltre le differenze di lingua, di parlare a qualsiasi persona, dalle più semplici alle più colte”. L’arte però, sottolinea mons. Fontana, non basta da sola: “Dietro la bellezza delle nostre chiese, architettonica, artistica, musicale, ci deve essere la bellezza della Chiesa come organismo vivente”.
La giornata di sabato, spiegano don Alessandro Andreini e il monaco camaldolese Matteo Ferrari, tra gli organizzatori dell’evento, “fa tesoro delle intuizioni raccolte due anni fa in occasione del primo convegno, che era centrato sulle parole chiave del discorso tenuto da papa Francesco a Firenze nel 2015, e particolarmente delle magistrali riflessioni che offrì il teologo Christoph Theobald proprio intorno al tema cruciale dell’ospitalità”. Nel patrimonio artistico che custodisce, concludono Andreini e Ferrari, “la Chiesa può rendersi ‘ospitale’ per gli uomini e le donne del nostro tempo, annunciando il Vangelo con un linguaggio capace di raggiungere anche i lontani”.

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