Guatemala: emergenza migratoria. Padre Luison (Mobilità umana) al Sir, “aiuti Usa solo palliativo strumentale, coordinamento regionale tra Chiese va rafforzato”

“È evidente che anche gli aiuti che vengono annunciati dagli Usa verso il Guatemala sono solo un palliativo e sono strumentali, derivano da un’unica preoccupazione, quella di fermare i migranti con ogni mezzo, non di creare un diverso modello di sviluppo”. Lo afferma al Sir padre Matteo Luison, missionario scalabriniano, originario di Castello di Godego (Treviso), da quattro mesi segretario esecutivo della pastorale della Mobilità umana per la Conferenza episcopale del Guatemala. Classe 1977, sacerdote da quasi tre anni, padre Matteo ha vissuto il proprio percorso con gli scalabriniani, iniziato nel 2001, sempre a contatto con i migranti in Messico e in Guatemala, a parte un periodo di studi a San Paolo del Brasile. Padre Matteo, di recente, ha preso parte a un incontro, in Honduras, con vescovi e referenti della Mobilità umana dell’America Centrale. “Il coordinamento regionale – afferma – è decisivo e va rafforzato”. Tra i temi di cui si è parlato, anche la necessità di sensibilizzare sulla “responsabilità degli Stati di sviluppare politiche pubbliche che riducano violenza e cause di povertà e diseguaglianza, in Paesi dove la violenza è strutturale”.
Forte anche la presenza dei gruppi criminali. “Ci siamo accorti che spesso coloro che vanno verso nord vengono direttamente presi in carico dai «coyote», dalle organizzazioni di trafficanti, che li fanno arrivare direttamente a Città del Guatemala o in Messico attraverso dei piccoli bus”. C’è preoccupazione ulteriore per gli haitiani, in questo momento l’etnia prevalente tra i migranti, “perché sono ancora più vulnerabili e discriminati, sia per il colore della pelle che per la lingua diversa”.

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