Conferenza sul futuro: Parlamento europeo, seminario di dialogo con le comunità di fede e filosofiche. “Se si risponde ai bisogni degli ultimi, si migliora tutta la società”

Tre ore di intenso dialogo si sono svolte oggi al Parlamento europeo con i rappresentanti delle comunità di fede e umaniste in Europa sul tema della Conferenza sul futuro dell’Europa. Aimilianos Bogiannou, responsabile del Comitato dei rappresentanti delle Chiese ortodosse all’Ue (Croceu), ha insistito sul bisogno dei cittadini di “appartenere”, sentirsi parte della famiglia europea ma allo stesso tempo della loro necessità di essere “formati” per diventare capaci di partecipare pienamente. “Implementazione” è la parola chiave, perché non basta dare la possibilità di partecipare, ma bisogna mostrare che l’Europa ha posto per tutti. È stato però Michael Bauer, presidente della fondazione degli umanisti, a dire che nella pletora di problemi da affrontare “la nozione di anima d’Europa è centrale, che deve essere nutrita e consegnata alla prossima generazione, perché alimenta la cultura”. Forte l’insistenza sulla difesa delle libertà: di espressione, pensiero, scelte di vita, di valori, di credere e di non credere. “Il dialogo è centrale per una pacifica convivenza e per il futuro”, ha detto Bauer, ripreso da Martine Cerf (segretaria generale associazione Egale), secondo cui rispetto alle destabilizzazione di cui è vittima l’Ue, alle frontiere ma anche quelle subdola del populismo e del discorso d’odio, bisogna rispondere con “i valori europei, per dare un “senso” all’Ue, che è in definitiva “l’essere umano”. Per il rabbino Avi Tawil (European Jewish Community Centre), “diventiamo ciò che sogniamo” e quindi non si tratta di essere “delle Cassandra: avere chiaro quello che vogliamo ci dà la forza per raggiungerlo”, ha spiegato, invitando ad “usare la nostra immaginazione collettiva” perché “l’Ue oggi è un’adolescente, ma potrà diventare quello che oggi sogna”. Da Julie Pascoet (Rete europea contro il razzismo e rappresentante della comunità islamica) una forte sollecitazione: “Se si risponde ai bisogni degli ultimi, si migliora tutta la società”. E poi un appello: “In Europa il 6% dei cittadini sono musulmani: vorremmo essere accolti non per il nostro valore aggiunto ma perché siamo a casa nostra”. E una accorata denuncia rispetto a tutti i gruppi che sono minoranze: crescono le discriminazioni, si diffonde il sospetto e le teorie cospirative, le politiche antiterrorismo pesano sulla comunità islamica e violano i diritti e le libertà fondamentali.

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