Supplica Madonna di Pompei: mons. Caputo (arcivescovo), “qui tutto rinasce ogni giorno grazie alla presenza di Maria”

“Oggi, la casa di Maria sembra quasi trasformare le pietre, con le quali fu edificata per volontà del beato Bartolo Longo, in braccia di carne che s’allargano fino ad abbracciare tutti, anche i popoli più lontani, soprattutto gli uomini e le donne che vivono il tempo del dolore, della solitudine, della malattia”. Lo ha detto, ieri, l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Tommaso Caputo, nel suo saluto a mons. Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, che ha presieduto la messa e la supplica alla Madonna del Rosario, nella prima domenica di ottobre, mese del Rosario, sul sagrato del santuario dove si è riusciti a garantire una grande partecipazione di popolo, con un gruppo proveniente anche dalla Polonia, nel rispetto delle misure sanitarie in vigore. A concelebrare la messa, oltre a mons. Caputo, c’erano l’arcivescovo Lazzaro You, prefetto della Congregazione per il clero, l’arcivescovo Luigi Travaglino, nunzio apostolico emerito, l’arcivescovo emerito di Aversa, Mario Milano, e tutto il clero della prelatura di Pompei.
“Un abbraccio – ha sottolineato mons. Caputo – che si estende ovunque, in modo speciale in questo giorno solennissimo, con la preghiera della supplica, l’ora del mondo, che il beato Bartolo Longo scrisse nel 1883. La reciteremo anche noi tra poco riconoscendo che, senza la Vergine Maria, che sempre conduce a suo figlio Gesù, non avremmo né meta né direzione”.
Rivolgendosi a mons. Battaglia, l’arcivescovo di Pompei ha ricordato che “la gente di Napoli, terra benedetta da Dio, ha un vincolo profondo con la Madonna di Pompei, la cui immagine si ritrova nelle chiese, ai crocicchi delle strade, negli edifici pubblici e privati, soprattutto nel cuore di tante persone”. Ed “è proprio a Napoli che il giovane avvocato Bartolo Longo si recò alla ricerca di un’immagine della Vergine dinanzi alla quale i pochi contadini dell’allora Valle potessero pregare. Il beato trovò il quadro, oggi venerato nel mondo, nel convento del Rosariello, a Porta Medina, nella Pignasecca. Gli fu affidato da una religiosa domenicana di clausura, suor Maria Concetta De Litala. L’icona arrivò a Pompei il 13 novembre del 1875 su un umile carro di letame. Quello che accadde dopo è sotto gli occhi di tutti. Dov’era una natura selvaggia è sorta una città; dov’erano i briganti è arrivato un popolo d’innamorati della Madonna; dov’era il silenzio della paura e della fatica quotidiana s’eleva la preghiera del Rosario; dov’era l’ignoranza è la sapienza della fede; dov’era la morte è la vita; dov’era il buio della desolazione è la luce della carità. Tutto rinacque, e rinasce ogni giorno, grazie alla presenza di Maria che, con la preghiera del Rosario, ci insegna a contemplare con i suoi stessi occhi il volto del suo divin figlio Gesù, nostro Salvatore”.

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