Salute: card. Bassetti, “le Rsa non sono luoghi di segregazione, ma case che accolgono tutti”

“Le sempre più complesse esigenze dell’anziano, esigenze cliniche ma anche relazionali e spirituali, quando si sono confrontate con il dramma della pandemia da Covid hanno portato taluni ad individuare le Rsa come luoghi di pura segregazione in quanto viste come una formula superata, da sostituire in gran parte con forme di assistenza domiciliare”. A lanciare il grido d’allarme è stato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, intervenendo al convegno “Cura il tuo prossimo come te stesso: prenditi cura dell’uomo che invecchia”, in corso a Milano. “Il dopo di noi, la gestione dell’Alzheimer, le disabilità multiple e complesse, la valutazione dell’anziano pluri-patologico la cui diagnosi è più della somma delle singole patologie o malattie che lo affliggono, e a queste si aggiungono solitudine, nostalgia, vedovanza… sono domande del tempo presente, inasprite dalla pandemia”, l’analisi del cardinale, che ha espresso “particolare vicinanza ai molti medici e professionisti sanitari in Italia sovraccaricati – in questo periodo – dal prendersi cura sia dei pazienti loro affidati sia dei familiari anziani che li attendono a casa, e si ritrovano provati fisicamente e dilaniati spiritualmente”. “Le Rsa e gli Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico (Irccs) non sono una meteora, sono due esiti dell’evoluzione della storia dell’ospedalità cristiana”, ha fatto notare Bassetti: “Le strutture sanitarie e le Fondazioni, che oggi accolgono migliaia di ospiti, costruendo una grande famiglia fatta di relazioni e di specializzazioni, non sono un incidente della storia. Sono un avvenimento concreto che ha le sue radici nel Vangelo, nella profezia dei Santi, nella concretezza di direttori sanitari, direttori generali e direttori amministrativi che guardano e progettano. E di ciascuno che con loro collabora”. “Una Rsa cristiana è una casa che accoglie tutti indistintamente i figli di Dio”, ha precisato il presidente della Cei: “Siamo chiamati ad un compito non facile: accontentarsi di offrire all’anziano un’accoglienza amorevole ma a bassa professionalità, magari paghi di essere spesso gli unici a offrirla, supplendo a carenze altrui, non sembra più abbastanza. L’assistenza all’anziano deve cogliere i segni dei tempi ampliando il tipo di offerta, accentuando e differenziando la presenza di nuove professionalità pur all’interno del mandato unico di curare il tuo prossimo”. I contesti ospedalieri, di Rsa o di cure domiciliari non devono essere mondi isolati e antagonisti: scienza di qua, assistenza di là. Ciascun modello deve rappresentare una offerta anche tecnica, un’opportunità non preclusa da posizioni ideologiche”.

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