Supplica Madonna di Pompei: mons. Battaglia (Napoli), “la parola di Gesù baluardo dell’amore vero, lontano dal possesso e dal dominio”

“Dio non è il Dio dei grandi e dei potenti ma dei piccoli, degli umili, di coloro che non contano niente agli occhi del mondo ma che lui non dimentica e per i quali interviene, a tutela della loro dignità di figli, della loro uguaglianza di fratelli e sorelle amati dal Padre!”. Lo ha detto, ieri, mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nell’omelia della messa che ha preceduto la supplica alla Madonna di Pompei, nella prima domenica di ottobre. Commentando la domanda a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie, il presule ha osservato “come spesso le regole, le norme, più che riflettere l’intenzione originaria e liberante del Padre diventano un compromesso che rispecchia la piccolezza e la durezza del cuore degli uomini”. Infatti, “non può passare sott’occhio il fatto che ad essere oggetto di ripudio, nella questione posta a Gesù, è unicamente la donna, la quale era ben lontana dal godere degli stessi diritti dell’uomo, ridotta così ad un mero oggetto di possesso di cui potersi disfare attraverso il ripudio. Intervenendo con chiarezza, Gesù non ristabilisce solo una sacralità della relazione, ma riporta tutti alla sorgente dell’Amore. Quell’amore che al principio creò l’uomo e la donna uguali nella dignità, nella bellezza, nel rispecchiare, insieme, l’immagine e la somiglianza di Dio! E così la parola di Gesù diventa baluardo di difesa dell’amore vero, autentico, lontano dal possesso e dal dominio e nello stesso tempo si fa strumento di liberazione per la donna, che entra nella logica dell’amore matrimoniale con gli stessi diritti e doveri dell’uomo”. Così “Gesù ci riporta all’inizio dell’amore, al suo principio, riconsegnandoci al sogno di un Dio che non separa ma unisce, che non crea logiche di dominio ma di condivisione, che affida la scintilla del proprio amore alle mani fragili dell’uomo e della donna, invitandoli alla cura vicendevole e al rispetto autentico. Provate a pensare la grande emozione del ‘per sempre’… Ti sposo per sempre, l’emozione di questa sfida: sei come sigillo sulla mia carne, sul mio cuore… pensate cosa diventa questa emozione del ‘per sempre’ quando la si impoverisce, la si appiattisce ad un precetto. E quello che sto dicendo per l’indissolubilità vale anche per la fedeltà”.
Due sposi, nel giorno del matrimonio, “non dovrebbero promettere di stare insieme per sempre, ma di tenere per sempre vivo l’amore. È questo che consente loro di crescere”. La questione che il Signore pone, ha osservato mons. Battaglia, “è un invito alla condivisione, alla protezione, alla difesa e alla custodia del suo sogno che è amore infinito ed eterno!”. Dunque, “un amore che sovverte ogni ragionamento mondano, ogni cerimoniale umano, dando rilievo a ciò che agli occhi dei grandi non conta, rimettendo al centro coloro che dall’ambizione egoistica vengono posti ai margini, annientando le distanze che separano i piccoli e gli ultimi dal posto che il sogno di Dio assegna loro: il suo cuore”.

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