Omotransfobia: Boscia (Amci), con ddl Zan “a rischio libertà di insegnamento universitario”

“Da professore universitario di medicina della riproduzione, con tanti altri colleghi, desidero precisare che le persone omosessuali e transessuali devono essere rispettate sempre, comunque e assolutamente; mai devono essere vessate, aggredite o danneggiate psicologicamente e fisicamente”; tuttavia “la strada non è quella di mentire o tacere su delle differenze rischiando di fare più danni rispetto al problema che si vuole risolvere”. A parlare è Filippo M. Boscia, professore di fisiopatologia della riproduzione umana nell’Università di Bari e presidente nazionale Associazione medici cattolici italiani (Amci). Intervenendo sul ddl Zan, Boscia avverte: “Con le norme contenute” nel provvedimento “entrano in serio rischio di procedibilità ginecologi, andrologi, ricercatori esperti in procreazione umana e quanti insegnano la naturalità della riproduzione”. Occorre partire “dalla verità: per la nascita di una nuova vita occorre un maschio ed una femmina, un padre ed una madre, rispettivamente portatori di gameti maschili e femminili, uniti da complementarietà sessuale ed affettiva”.
“Si potrà continuare ad insegnare la naturalità del nascere oggi, ben distinguendola da tutte le altre manipolazioni e mescolanze più ardite, pur possibili, ma eticamente non sostenibili”, si chiede il professore, convinto che “con la legge Zan ci potrà essere il rischio di derive liberticide: certamente potrà considerarsi discriminante o obsoleta una didattica formativa che riaffermi che nella generazione umana v’è sempre bisogno di un maschio e di una femmina”.
“Potremo continuare ad esercitare la nostra doverosa formazione pedagogica, comunicando al mondo intero che in un generare umano non tecnologico v’è l’indispensabilità di un papà e di una mamma? Oppure dovremo astenerci per paura di incorrere nei reati di omolesbotransfobia?”, si chiede ancora il presidente Amci avvertendo che “potremmo essere imputati penalmente se ci orientiamo a non sostenere tecniche cooperative, prive di maternità e paternità condivise, quali ad esempio l’innovativa tecnica Ropa (Recepción de Ovocitos de la Pareja)”.
La scienza, conclude, “non discrimina ma osserva e cerca di spiegare i comportamenti umani. Questa scienza chiediamo sia lasciata libera nella trasmissione del sapere!”.

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