Europa: Rastoin (Istituto biblico), “la sfida è in primo luogo spirituale” per “una società di dialogo, cura e rispetto dei più deboli”

Prima ancora che culturale e politica, la sfida per l’Europa è spirituale. Ne è convinto Marc Rastoin, corrispondente dalla Francia per La Civiltà Cattolica e professore presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Nel quaderno n. 4.081 della rivista, in uscita sabato ma anticipata al Sir, il biblista analizza lo stato di salute del progetto europeo ed esordisce rilevando che “la crisi sanitaria ed economica legata al Covid-19 ha riportato alla ribalta un interrogativo chiave degli ultimi anni: c’è ancora un futuro per l’Unione europea?”.
Ripercorrendo le fratture del processo di integrazione e le tensioni in atto tra europeisti ed euroscettici, Rastoin indica quali ostacoli al progetto europeo, emersi in tutta evidenza a causa della pandemia, una “demografia depressa”, che influisce sulle scelte pubbliche esigendo politiche a favore degli anziani e guidate dalle preoccupazioni degli anziani; una vera e propria crisi del modello politico democratico; la forbice, generata dalla specializzazione economica spinta dalla globalizzazione, tra i pochi che hanno conservato posti di lavoro ben remunerati e i molti membri delle classi popolari e del ceto medio che hanno subito declassamento e la disoccupazione.
E richiama quanto affermato dal card. Jean-Claude Hollerich: “Le politiche devono prendere in considerazione le paure… Se politiche sensate non terranno conto delle paure dei cittadini europei, questi cadranno in preda a populismi che enfatizzano tali paure per presentarsi come salvatori”. “Nessuna comunità umana, come pure nessun individuo, può vivere senza speranza e senza fede”, chiosa l’autore dell’articolo. La sfida, dunque, “è in primo luogo spirituale”. Quali, allora “le strade del futuro?”. “L’Europa deve abbandonare l’illusione dell’onnipotenza, la tentazione di uscire dalla storia abbandonandola e di ritirarsi nel proprio piccolo giardino recintato; deve promuovere una società del dialogo, della cura e del rispetto per i più deboli”, sostiene Rastoin. Ma è inoltre chiamata ad essere “uno spazio in cui la ricerca di senso venga riconosciuta nella varietà delle sue forme e dove le diverse religioni dialoghino nel rispetto reciproco”.

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