Chiese Orientali: in Iran i fedeli caldei ancora senza vescovi. Card. Sako (patriarca), “nuove nomine nel prossimo sinodo”

Dopo la nomina di mons. Felix Dawood Al Shabi a nuovo vescovo della diocesi caldea di Zakho, in Iraq, restano ancora vacanti due sedi in Iran, quella della capitale Teheran e quella di Urmiya. A spiegare il motivo di queste mancate nomine è lo stesso patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, in una dichiarazione resa al sito Baghdahope: “La proposta di nomina dei due vescovi è stata fatta nel Sinodo dell’agosto del 2019 ma in quasi un anno la situazione è progressivamente cambiata. L’embargo cui è sottoposto l’Iran e, più recentemente, la pandemia che ha colpito duramente il Paese e che ha anche chiuso le sue frontiere, hanno indotto i due proposti a ritirare la propria candidatura”. La nomina dei vescovi o almeno di un vescovo per l’Iran sarà di nuovo all’ordine del giorno nel prossimo sinodo caldeo ma, avverte il patriarca Sako, “non è una nomina facile. Proporremo il nome di un vescovo che conosca e parli bene la nostra lingua ancestrale e rituale, il Sureth, nella speranza che nel frattempo la situazione politica, economica e sanitaria in Iran sia migliorata. In questo periodo ho chiesto al nunzio apostolico in Iran, mons. Leo Boccardi, di essere vicino ai sacerdoti di Teheran e di accompagnarli spiritualmente e pastoralmente. Il nunzio non ha nominato un amministratore patriarcale e considerando l’attuale, difficilissimo, contesto non ho – spiega Mar Sako – altre possibilità di azione”. “I caldei in Iran – afferma il patriarca – sono più o meno 4.000, 3.000 dei quali appartengono alla diocesi di Teheran e 1.000 a quella di Urmiya. A Tehran abbiamo tre chiese dove si svolgono i riti domenicali e le varie celebrazioni rituali, una chiesa c’è ad Ahwaz ed una ad Abadan, sempre nella capitale abbiamo una scuola ed una casa di riposo gestite dalle Suore Missionarie dello Spirito Santo e dalle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli, ed un’altra casa di riposo si trova nella diocesi di Urmiya dove in diversi piccoli villaggi abitati esclusivamente da cristiani ci sono delle piccole chiesette. A Teheran ci sono tre sacerdoti di nascita persiana, mentre ad Urmiya c’è un anziano sacerdote francese (85 anni) che coadiuva il vescovo mons. Thomas Meram che nel 2018 ha raggiunto l’età della pensione e che contava sulla nuova nomina per ritirarsi”. La sede ora vacante di Tehran è stata guidata fino al 2013 da mons. Ramzi Garmou, che ricopriva la carica dal 1999, e che in quell’anno fu nominato visitatore apostolico per l’Europa.

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