Nuovo direttorio per la catechesi: “educare ai media” per evitare “analfabetismo digitale”

“Educare al buon uso e ad una più profonda comprensione della cultura digitale, aiutando a discernere gli aspetti positivi da quelli ambigui”. E’ una delle raccomandazioni contenute nel nuovo Direttorio per la catechesi, presentato oggi in sala stampa vaticana, che dedica ampio spazio al rapporto tra nuova evangelizzazione e “cultura digitale”. “La realtà virtuale non può però supplire la realtà spirituale, sacramentale ed ecclesiale vissuta nell’incontro diretto tra le persone”, il monito del documento, in cui si fa presente che “per testimoniare il Vangelo, è necessaria una comunicazione autentica, frutto di un’interazione reale tra le persone”. “E’ innegabile che i processi di comunicazione di massa hanno conosciuto un’accelerazione notevole e hanno contribuito non poco a produrre una mentalità globale che, se da un lato offre a tutti e immediatamente la possibilità di sentirsi membri della grande famiglia umana condividendo progetti e risorse, dall’altro appiattisce e omologa, finendo per rendere le persone vittime di un potere spesso anonimo”, il grido d’’allarme del testo, in cui si fa presente che “l’introduzione e l’utilizzo in forma massiva degli strumenti digitali ha causato cambiamenti profondi e complessi a molti livelli con conseguenze culturali, sociali e psicologiche ancora non del tutto evidenti”, in quanto il consumo di contenuti digitali “non è un processo solo quantitativo ma anche qualitativo che produce un altro linguaggio e un nuovo modo di organizzare il pensiero”.

In una cultura “segnata spesso dall’immediatezza, dall’istante e dalla debolezza della memoria” e caratterizzata da “una mancanza di prospettive e di un quadro d’insieme” è urgente allora l’educazione ai media, “perché ci si trova di fronte a una forma di analfabetismo digitale”: “Nella sterminata produzione digitale gli analfabeti contemporanei saranno coloro che non sanno percepire la differenza qualitativa e veritativa dei diversi contenuti digitali che si trovano davanti”, la tesi del documento. Servono “figure autorevoli, che attraverso l’accompagnamento personale portino ogni singolo giovane a riscoprire il proprio progetto personale di vita”, l’indicazione del Direttorio: “Questo cammino richiede di passare dalla solitudine, nutrita dai likes, alla realizzazione di progetti personali e sociali da realizzare in comunità. La catechesi nell’epoca del digitale sarà personalizzata ma mai un processo individuale: dal mondo individualista e isolato dei social si dovrà transitare nella comunità ecclesiale, luogo in cui l’esperienza di Dio si fa comunione e condivisione del vissuto. È importante aiutare a non confondere i mezzi con il fine, a discernere come navigare in rete, in modo da crescere come soggetti e non come oggetti e andare oltre la tecnica per ritrovare un’umanità rinnovata nella relazione con Cristo”.

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