Diocesi: mons. Nosiglia (Torino e Susa), per la festa di San Giovanni Battista la lettera “Molte oltre la paura”

Si intitola “Molto oltre la paura” la lettera che mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e amministratore apostolico di Susa, ha indirizzato a tutti i cittadini e agli abitanti del territorio in occasione della festa patronale di San Giovanni Battista. “La lettera – ha spiega lo stesso presule, in una nota diffusa in vista della festa del patrono della città di Torino – tiene conto anzitutto della condizione di paura che ha alimentato e alimenta tutt’ora il cuore di tante persone”.
L’arcivescovo però dice subito che “le ragioni profonde per vincere la paura si trovano nel ‘patto’ che riusciremo a costituire e consolidare fra tutti i cittadini. Il contagio e l’isolamento hanno ‘svelato’ anche le fragilità di una società fondata sull’illusione di una crescita senza fine del benessere materiale. Una crescita, poi, che arricchisce sempre più i ricchi e peggiora le condizioni di vita dei poveri…”. Da qui mons. Nosiglia osserva che quanto accaduto “ci può aiutare a cambiare rotta anche nel nostro territorio, dove siamo in cerca di una solidarietà autenticamente rinnovata. Proprio il forte tessuto della solidarietà va annoverato tra le scoperte positive nella stagione del contagio. La forza e l’ampiezza del volontariato solidale è esploso in forme impensabili e inattese in ogni ambito del nostro vissuto”. In parallelo, anche la famiglia ha trovato nuovi spazi e si è “rivelata il soggetto più forte e produttivo di frutti”.
L’alto prelato, tuttavia, nello stesso documento ricorda anche l’importanza del lavoro visto come “prima condizione per la dignità di ogni persona”. Anzi, mons. Nosiglia ha sottolineato come “sul lavoro si misura oggi e domani la statura politica e la credibilità delle istituzioni. Si affronta così il problema della disoccupazione, della fuga dei cervelli, del credito, dei sindacati e della formazione e qualificazione dei giovani”.
La lettera si chiude quindi con un “invito alla speranza”, non, viene spiegato, con “l’augurio generico che tutto vada bene”, ma con “il richiamo a far crescere quei fondamenti di speranza che ci sono: la solidarietà fra la gente e le generazioni, le potenzialità professionali sparse sul territorio, la possibilità di un grande investimento sull’educazione”.

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