Corpus Domini: mons. Solmi (Parma), “il dono di sé è la prospettiva di una speranza che non viene meno nemmeno davanti alla morte”

“Il pane è necessario per vivere, ma nello stesso tempo non è sufficiente per saziare il cuore e lo spirito delle donne e degli uomini. Quante volte abbiamo riscontrato che l’abbondanza non appaga, che mangiare da soli è doloroso specie se si sono perduti affetti e volti cari e mangiare senza condividere provoca rovina e rabbia? Lo stesso Gesù è testimone che il pane da solo non sazia: ‘non di solo pane vive l’uomo’”. Lo ha detto mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma, ieri sera nell’omelia della messa del Corpus Domini celebrata sul sagrato della cattedrale e nella piazza antistante.
Mons. Solmi ha poi ricordato come Gesù a Cafarnao, alla folla, offra se stesso – “Io sono il pane vivo che è disceso dal cielo” – sottolineando come gli ebrei avessero già fatto esperienza di un pane disceso dal cielo, la manna, “segno di Dio che non abbandona e segno anche per l’oggi”. Un segno del passaggio per arrivare a una “meta più grande”.
Gesù stesso, ha proseguito il vescovo, che è la risposta per “passare dal dolore e dallo sconcerto, da gesti eroici, da un bene diffuso e silenzioso, a una meta e a una speranza che sia di consolazione di aiuto e che dia anche calore a tutti, entusiasmo a chi è intriso di futuro: i ragazzi, gli adolescenti e le giovani coppie che vogliono avere figli”. Gesù, ha sottolineato mons. Solmi, a chi cercava solo il pane ha presentato “la sua vita donata in sacrificio: il dono di sé è la prospettiva di una speranza che non viene meno nemmeno davanti alla morte”.
Al termine della messa, dopo aver impartito la benedizione eucaristica, il vescovo, a bordo di un pulmino della Caritas, ha portato il Santissimo Sacramento alla casa madre dei missionari Saveriani, “simbolo di chi ha sofferto e nonostante la sofferenza ha servito”, ha evidenziato mons. Solmi.

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