Incendio a Notre Dame: mons. Aupetit (arcivescovo di Parigi), “rimanga fedele a ciò che è o perderà la sua anima”

(Foto ANSA/SIR)

“La cattedrale è una nave che attraversa i secoli. Raccoglie la memoria dei nostri padri, rivolge i nostri occhi alla speranza del Regno. Invita l’uomo al pellegrinaggio e impedisce alla storia di chiudersi nell’illusione di una salvezza mondana, di un progressismo che corre freneticamente verso il nulla”. Queste le parole che oggi, ad un anno dall’incendio che ha devastato la cattedrale di Parigi nel tardo pomeriggio del 15 aprile 2019, l’arcivescovo della città, mons. Michel Aupetit dedica alla cattedrale di Notre Dame. Sulle pagine del quotidiano cattolico francese, La Croix,  l’arcivescovo si lascia andare ad una riflessione sul ruolo e sull’avvenire che la cattedrale ha svolto nella storia ed è chiamata ancora a svolgere in futuro. “Nei momenti più tragici – scrive l’arcivescovo -, la cattedrale è la casa comune dove piangiamo e imploriamo. Nei momenti più felici, celebra la lode degli uomini e la loro gratitudine. Dobbiamo guidare i nostri passi verso di lei, la bella signora di pietra, per ritrovare il senso della città, per sapere che non siamo individui isolati, insaziabili rivendicatori di diritti, ma un popolo chiamato alla comunione, consapevole dei propri doveri a partire da quello di essere ‘custode di suo fratello’”. Mons. Aupetit parla della cattedrale parigina anche come “luogo di cultura aperto all’universale”. “Il suo splendore gratuito attira il popolo dei piccoli e degli umili” ma “è infinitamente di più. È principalmente un luogo di culto”, che “parla al cuore dei credenti come dei non credenti”, “tutti ugualmente alla soglia dello stesso mistero”. “Quale cattedrale per il 21° secolo?”, chiede mons. Aupetit. “Quella che è sempre stata, per la quale è stata costruita: per la lode di Dio e la salvezza degli uomini. Rimanga fedele a ciò che è o perderà la sua anima”.

Venerdì Santo, l’arcivescovo aveva presieduto all’interno della cattedrale, con tutte le restrizioni dovute per il coronavirus, una cerimonia con la venerazione della corona di spine, la reliquia più preziosa conservata a Notre Dame che si è miracolosamente salvata dalle fiamme dell’incendio. “In questa Settimana santa, il mondo intero è colpito da una pandemia che diffonde la morte e ci paralizza. Questa corona di spine è stata salvata la sera del fuoco. È il segno di ciò che hai sofferto per la derisione degli uomini. Ma è anche il magnifico segno che ci dice che ti stai unendo al culmine delle nostre sofferenze, che noi non siamo soli e che sei sempre con noi”, ha detto il òpresule in quell’occasione.

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