Caporalato: Fai Cisl, “bene arresti, far emergere il lavoro irregolare. Le mafie sanno sempre dove infiltrarsi”

“Anche oggi altri arresti per caporalato. A quanto pare sono coinvolte alcune aziende agricole romagnole. Gli sfruttatori approfittavano di 45 richiedenti asilo, in maggioranza afghani e pachistani, per lavorare nei campi. Non è un caso, se tra le proposte che avanziamo da mesi, alcune anche da ben prima dell’emergenza coronavirus, c’è anche un aggiornamento delle norme che riguardano rifugiati e richiedenti asilo”. Lo scrive sulla pagina Facebook della Fai Cisl il segretario generale Onofrio Rota.  “Semplificare la trasformazione dei permessi – chiede Rota -, consentire anche a queste persone di entrare più facilmente nel mercato del lavoro agricolo, e di farlo nella piena trasparenza e legalità, è possibile e doveroso, così come per tanti altri braccianti stranieri divenuti invisibili agli occhi dello Stato: perché le mafie ci vedono benissimo, e sanno sempre dove infiltrarsi”. “In piena emergenza coronavirus – spiega il sindacalista – abbiamo sottolineato più volte il bisogno di alzare l’asticella dei controlli, per tutelare la salute di tutti, in particolare dei migranti che risiedono nelle strutture di accoglienza o nei ghetti”.
Rota ringrazia le Forze dell’ordine, l’Ispettorato del lavoro e l’Inail che hanno reso possibili i 4 arresti eseguiti oggi e chiede “l’impegno di tutti per evitare che il fabbisogno attuale di manodopera diventi una nuova occasione di arricchimento per le organizzazioni criminali”. Gli strumenti sono: “rafforzare il ruolo degli enti bilaterali territoriali per incrociare domanda e offerta di lavoro, incentivare l’iscrizione delle imprese alla rete del lavoro agricolo di qualità, fare emergere il lavoro irregolare, anche con politiche di regolarizzazione dei migranti. Altre ricette, come un’ulteriore estensione dei voucher, sarebbero invece solo peggiorative”. “Secondo le nostre stime – conclude Rota – essendo il valore della filiera agricola illegale di 15 miliardi, sono coinvolti quasi 400mila lavoratori. Valutiamo che di questi circa 100mila sono immigrati senza regolare permesso di soggiorno. Su questo occorre costruire risposte valide, e non lasciare che a risponderne siano imprese scorrette e sfruttatori senza scrupoli”.

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