Esercizi spirituali Ariccia: p. Bovati, “nella vita operare il bene come se le nostre mani fossero quelle di Dio”

Il deserto come “figura della vita”. Un tempo in cui “bisogna assumere responsabilmente in obbedienza il compito di operare il bene come se le nostre mani fossero le mani di Dio”. Lo ha evidenziato padre Pietro Bovati, predicatore degli esercizi spirituali alla Curia romana per la Quaresima, nella sesta tappa, nella casa di Ariccia. Segnalando che i 40 giorni trascorsi nel deserto stanno a significare l’intera esistenza – riporta Vatican News -, il predicatore ha sottolineato che il deserto è rappresentazione della nostra terra, dove l’uomo soffre, ma dove Dio si rivela e lo fa “nell’agire proprio dei suoi servi”.
Riflettendo sulla componente dell’attività umana, il teologo gesuita ha fatto notare che la storia assume un’immagine deformata “nella quale Dio opera sì mirabilmente”, ma l’uomo rischia di essere ridotto “a puro oggetto passivo”. “Paradossalmente, quindi, per esaltare Dio nella sua opera, si viene così ad annientare il vertice stesso della creazione, costituto dall’uomo libero e artefice del suo destino, perché creato a immagine e somiglianza di Dio”.
I testi biblici sono complessi e spesso complementari – ha affermato padre Bovati – e molti di essi mostrano invece come il Signore nel suo agire tiene conto delle resistenze degli uomini e desidera sempre suscitare una risposta, non si impone e desidera un rapporto con la creatura “addirittura di cooperazione, di collaborazione coraggiosa”, tanto che dall’uomo dipende in un certo senso il realizzarsi dell’azione salvifica di Dio nelle vicende umane.
Infine padre Bovati ha guardato al passo evangelico del giudizio finale. “Tutto il giudizio è incentrato su una cosa sola: sull’aiuto o sul mancato aiuto nei confronti dei piccoli bisognosi. Quindi c’è una concretezza del fare, che esige di occuparsi di un corpo sofferente, ma anche del cuore del sofferente – ha concluso -. È senza vedere che noi amiamo, senza gloria, senza onore, nel dono di sé fino a morire. Lì c’è la pienezza del bene, c’è la benedizione del Padre della vita”.

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