Coronavirus Covid-19: in Terra Santa monitorati santuari e luoghi santi. 1500 persone in quarantena in Israele

Un operatore di Magen David Adom (la Croce rossa israeliana) accanto a un'ambulanza attrezzata per il trasporto di pazienti affetti da Covid-19 presso il centro di Kiryat Ono il 26 febbraio 2020. (foto Flash90)

Con il diffondersi del coronavirus arrivano anche le prime misure adottate dai luoghi santi gestiti dai francescani della Custodia di Terra Santa. Secondo quanto rende noto il sito Terrasanta.net “ad oggi luoghi turistici e santuari sono monitorati dai ministeri del Turismo di Israele e dell’Autorità palestinese, che stanno fornendo tutte le informazioni necessarie per una sicura accoglienza dei visitatori”. Dopo la notizia dei pellegrini sudcoreani transitati in Terra Santa e risultati positivi al test per il coronavirus il personale sanitario ha ripercorso tutti i luoghi visitati, per accertare che chiunque sia entrato in contatto con loro non presenti sintomi del Covid-19. Anche nei santuari di Nazaret, Betlemme e Gerusalemme si sono svolti controlli e colloqui con i frati della Custodia di Terra Santa, ma non è stato necessario procedere a chiusure dei luoghi o a procedure particolari. “Nei santuari della Custodia di Terra Santa abbiamo preso misure speciali per la pulizia di calici e pissidi con cui i pellegrini celebrano la messa”, spiega fra Aquilino Castillo Álvarez, del convento francescano di Betfage sul Monte degli Ulivi. “Betfage – spiega il frate di origine spagnola – figurava nell’itinerario dei pellegrini sudcoreani, ma in realtà non sono passati di qui. Molti gruppi inseriscono questo santuario nel programma, ma poi non riescono a venire per la difficoltà logistica a raggiungerci”. I visitatori sudcoreani hanno invece celebrato di sicuro una messa a Beit Sahour, nell’area del Campo dei pastori, presso Betlemme. Per questo, domenica scorsa il ministero del Turismo palestinese ha verificato sul posto che non ci fossero problemi e ha voluto incontrare il responsabile del santuario, che dipende dalla comunità francescana di Santa Caterina, presso la basilica della Natività. “Un medico è venuto a farci visita e ci ha chiesto informazioni – racconta fra Enrique Segovia, guardiano del convento –. Da parte nostra, rimaniamo costantemente informati e abbiamo ricevuto tutte le indicazioni per accogliere nella maniera migliore i pellegrini che continuano a venire”. Anche nella basilica dell’Annunciazione di Nazaret sono giunti i controlli del ministero israeliano, per ispezionare il luogo in cui è stata celebrata la messa con i pellegrini dell’Estremo Oriente. A rassicurare le autorità è stato fra Bruno Varriano, guardiano del convento francescano.
Domenica 23 febbraio, riferisce ancora Terrasanta.net, le autorità israeliane hanno creato una cabina di regia nazionale per l’emergenza. Le persone poste in quarantena in Israele, alla data di oggi 27 febbraio, sono oltre 1.500, secondo quanto scrive oggi il quotidiano Haaretz. Il ministero della Salute ha rammentato ai cittadini che violare la prescrizione di quarantena è un reato penale, che la legge sanziona con la reclusione fino a 7 anni se la quarantena viene violata intenzionalmente e fino a 3 anni se la violazione deriva da negligenza. Anche l’Autorità palestinese ha invitato le persone entrate in contatto con il gruppo di pellegrini sudcoreani segnalato a porsi in auto-quarantena e contattare i servizi sanitari. Fino ad oggi le autorità palestinesi non hanno censito alcun contagio nei Territori, ma gli ospedali sono in preallarme. Al varco di Rafah, tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, sono state installate telecamere ad infrarossi per il telerilevamento della temperatura corporea. Piccole unità di isolamento attendono le eventuali persone infette.

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