Bosnia-Erzegovina: 25° accordi di Dayton. Appello dei vescovi ai firmatari, “adoperatevi in modo più decisivo per la costruzione di una pace giusta”

“L’Accordo di Dayton non ha creato una pace stabile e giusta” perché “non ha reso possibile l’uguaglianza tra i membri dei tre popoli e le minoranze nazionali sull’intero territorio del Paese, il ritorno garantito e sostenibile ai molti esiliati e rifugiati, il risarcimento della proprietà distrutta e derubata ai numerosi cittadini e alle comunità religiose nel Paese”. Lo scrivono oggi i vescovi della Conferenza episcopale della Bosnia ed Erzegovina in un appello indirizzato “ai firmatari e testimoni dell’Accordo di Dayton e a tutti i responsabili” con la richiesta: “Adoperatevi finalmente in modo più decisivo per la costruzione di una pace giusta”. I vescovi, affermano “con dolore e giustificata disapprovazione che questo Accordo è stato usato più come giustificazione e alibi per preservare e legittimare varie ingiustizie passate e nuove, e molto meno per costruire pace vera e duratura”. E segnalano come sia mancata da parte di chi era incaricato di attuare l’Accordo “l’assistenza politica, legale e materiale necessaria per il ritorno e il soggiorno sostenibile di diverse centinaia di migliaia di cattolici locali”; quasi l’intera popolazione cattolica in una metà del Paese – nell’entità della Repubblica Serba (Republika Srpska) – è sradicata e nell’altra metà, nell’entità della Federazione della Bosnia ed Erzegovina, è in continuo declino, principalmente a causa dell’esodo dei giovani e intere famiglie”. Che cosa si vuole fare “con questo Paese, con i suoi popoli ed i suoi abitanti?” si domandano i vescovi che chiedono “di lavorare a un’organizzazione interna, giusta e mirata del Paese”, rispettosa “dei suoi tre popoli costituenti e delle minoranze” perché vengano emanate “leggi giuste che garantiscano il rispetto reale di tutti i diritti individuali e collettivi”.

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