Perù: muove i primi passi il governo del presidente Sagasti, marcato da un forte profilo “sociale”. Preoccupa l’uccisione di due giovani

Muove i primi passi, in un clima che al momento si è fatto più sereno dopo le tensioni della scorsa settimana, il Governo guidato dal nuovo presidente della Repubblica Francisco Sagasti, che ha giurato martedì davanti al Parlamento e ad alcune autorità invitate per l’occasione, tra cui il primate del Perù, l’arcivescovo di Lima, mons. Carlos Castillo. Negli ultimi due giorni ha preso forma la squadra dei ministri, con un profilo decisamente “sociale”, pur con diversi orientamenti ideologici, a partire dal primo ministro, l’avvocatessa Violeta Bermúdez Valdivia, esperta in politiche di genere, povertà e interventi pubblici. Rubén Vargas, ministro dell’Interno, è esperto di lotta alla tossicodipendenza e docente di Diritto costituzionale alla Pontificia Università cattolica del Perù. 8, in tutto, le donne che fanno parte del Governo. Il “nuovo corso” peruviano, favorito dalla protesta pacifica e ben organizzata con l’aiuto delle reti social e di moltissimi giovani in tutto il Paese e comunque “provvisorio”, dato che in aprile è previsto il primo turno delle elezioni presidenziali, è stato salutato in modo positivo dalle Cancellerie del continente e dall’Organizzazione degli Stati americani.
Restano, tuttavia, aperte molte incognite su come il Governo potrà operare di fronte a un Parlamento frammentato e a una classe politica in buona parte screditata a causa dei numerosi episodi di corruzione.
E dovrà anche affrontare, attraverso un’inchiesta promessa dal presidente Sagasti gli inquietanti interrogativi sollevati da diversi giornali e programmi televisivi: la morte dei due giovani manifestanti, Bryan e Inti, avvenuta sabato notte, assomiglia a una vera e propria esecuzione; infatti, i pallini con cui sono stati colpiti, così come altri feriti, da quanto sembra emergere, non erano di gomma, come quelli in dotazione delle forze di polizia regolari, ma di vetro e piombo. Il timore è che si siano infiltrati reparti speciali e paramilitari.
Le manifestazioni, in effetti, sono state completamente pacifiche in 60 città del Perù, con l’eccezione della capitale, dove i violenti si sono concentrati solo in alcuni punti, mentre agenti di Polizia e militari fraternizzavano con i manifestanti. Secondo il rapporto degli stessi giovani, ottenuti attraverso le reti e consegnati al congressista Alberto de Belaunde, solo a Lima ci sono stati morti e feriti. Questa concentrazione fa sospettare di un gruppo d’esecuzione della capitale.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori