Coronavirus Covid-19: padre Romanelli (Gaza), “che nessuno resti solo”. La vita della comunità cattolica durante il lockdown

“Che nessuno resti solo!”: è la parola d’ordine che vige nella piccola comunità cattolica (poco più di 100 fedeli, ndr.) della parrocchia latina della Sacra Famiglia della Striscia di Gaza. A parlare al Sir del lockdown in corso nella Striscia è lo stesso parroco padre Gabriel Romanelli. “Si registrano circa 100 nuovi casi al giorno ma probabilmente sono molti di più, vista la carenza dei test – spiega il religioso -. Le autorità fanno quel che possono. Le scuole sono ancora chiuse, anche quelle del Patriarcato, la didattica avviene a distanza. Sono ferme le attività commerciali come ristoranti e caffè e anche le moschee sono chiuse. Ai gazawi è stato vietato recarsi sulla ‘corniche’, il lungomare, tradizionale polmone di vita per la Striscia”. Tuttavia qualcosa sembra muoversi. Dopo il picco dei contagi di inizio settembre ora la situazione sembra stabilizzarsi. Gli ultimi numeri, riferiti a Gaza, parlano di circa 1.800 contagi e 17 decessi. “Da domenica scorsa in alcune università stanno riprendendo le lezioni in presenza, anche se in modo graduale e con pochi studenti”. Per ciò che concerne la vita della comunità cattolica, afferma padre Romanelli, “stiamo aspettando dei permessi dalla Autorità per poter moltiplicare il numero delle messe così da permettere a piccoli gruppi di fedeli di partecipare. Continuiamo nel frattempo il nostro pellegrinaggio nelle case, portando i sacramenti dell’Eucarestia, della Confessione e dell’Unzione degli infermi, accompagnati da una statua di Maria. È un’occasione per fare visita alle famiglie nel pieno rispetto delle restrizioni sanitarie. Ogni volta che andiamo in una casa sanifichiamo la piccola statua mariana. Ogni giorno, poi, recitiamo il rosario in collegamento internet e non mancano le chiamate tramite i social media per stare sempre vicini e comunicare con i fedeli. Nessuno deve sentirsi solo o abbandonato, è la nostra priorità, la nostra parola d’ordine”.

“La parrocchia – aggiunge padre Romanelli – ha implementato gli aiuti alle famiglie povere, non solo cristiane, e a chi ha perso il lavoro”. “Sappiamo che ci attende un inverno complicato – dice consapevole il parroco -. Non c’è solo la disoccupazione, ci sono anche la mancanza di energia elettrica, le difficoltà sanitarie e i venti di guerra che, per ora, sembrano essersi placati. Adesso anche il Covid-19 che non allenta la morsa. Con il primo freddo ci aspettiamo anche moltissimi casi di febbre stagionale. Non c’è da stare molto tranquilli, ma non perdiamo la speranza. Chiediamo alla Chiesa di pregare per noi. A tutti diciamo: non dimenticate Gaza”.

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