Ucraina: Save the Children, l’87% dei rifugiati intendeva rimanere nel luogo in cui si trovava

“Le bambine, i bambini e gli adolescenti ucraini rifugiati sentono la mancanza della famiglia, degli amici e dei propri animali domestici e si dicono preoccupati per il proprio futuro e perché non conoscono la lingua locale, ma non vogliono tornare a casa finché non sarà sicuro”. È quanto emerge dal nuovo Rapporto di Save the Children e dell’organizzazione partner IMPACT Initiatives, dal titolo “Esperienze, bisogni e aspirazioni di bambini, adolescenti e caregiver rifugiati sfollati dall’Ucraina”.
Il Rapporto include i risultati di un sondaggio a cui hanno partecipato quasi 15.300 rifugiati adulti che vivono in 24 Paesi europei, e delle consultazioni con 307 bambine, bambini e adolescenti, 115 caregiver, 33 membri della comunità ospitante e 34 fornitori di servizi per l’infanzia in Polonia e Romania. Il Rapporto ha rilevato che la maggior parte dei bambini e dei caregiver si sente per lo più al sicuro e accolta nei Paesi, ma sente la mancanza della vita in Ucraina. A metà agosto di quest’anno, circa sei milioni di rifugiati ucraini – pari a circa il 14% della popolazione – erano sfollati in Europa.
La maggior parte delle famiglie – circa l’87% – intendeva rimanere per un breve periodo nel luogo in cui si trovava, soprattutto per motivi di sicurezza e per un migliore accesso all’istruzione e la maggior parte di loro prevedeva di tornare in Ucraina quando la situazione della sicurezza lo avrebbe permesso. Le limitate opportunità di lavoro, unite alla crisi e al costo della vita, stanno avendo un impatto anche sui rifugiati ucraini.

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