Diocesi: Lucca, nuovo assetto per 6 parrocchie del capoluogo. Mons. Giulietti, “uno scambio di doni e di esperienze”

(Foto: diocesi di Lucca)

Rilevante novità per le parrocchie del Centro storico di Lucca, della Natività di Maria SS. in Pontetetto, di S. Bartolomeo in Silice (Arancio), di S. Concordio in Contrada, di S. Filippo e di S. Vito. Con Decreto dell’arcivescovo, mons. Paolo Giulietti, a seguito di un cammino condiviso dai parroci e dalle comunità interessate, queste sei parrocchie avranno una unica cura pastorale con cinque parroci e un diacono, ognuno con ruoli specifici di servizio. L’annuncio viene dato nelle messe festive di questo fine settimana, a partire da stasera sabato 2 e poi domenica 3 settembre, con la lettura del Decreto e della lettera dell’arcivescovo alle comunità. La presentazione ufficiale di questa novità si tiene con una concelebrazione eucaristica, presieduta da mons. Giulietti, nella chiesa dell’Arancio alle 18.30 oggi, sabato 2 settembre. Questa scelta, che di fatto dà vita ad un nuovo soggetto ecclesiale, si è resa sempre più impellente a seguito della scomparsa di don Idilio Ruggeri, le cui parrocchie di S. Bartolomeo in Silice (Arancio) e di S. Filippo, dal 2 dicembre 2022, erano rimaste vacanti. Ma la scelta viene indirizzata dal 12 maggio 2020, quando l’arcivescovo di Lucca diede avvio alla riforma della diocesi in 35 comunità parrocchiali nelle quali sono previste anche due “Chiese nella città” (Lucca e Viareggio). Per quanto riguarda Lucca prende dunque corpo una prima e parziale attuazione di questa indicazione che vede le seguenti nomine valide per 9 anni:
Don Alessio Barsocchi, don Luca Bassetti, p. Andrea Cardullo, don Piero Ciardella, don Lucio Malanca, il diacono Gaetano Cangemi insieme avranno la cura pastorale delle sei parrocchie e svolgeranno servizi specifici.
“Superate le difficoltà della fase iniziale – dichiara l’arcivescovo, mons. Paolo Giulietti – questo nuovo assetto comporterà un notevole progresso per la vita delle singole parrocchie, invitate a mettere i propri doni e le proprie esperienze a servizio l’una dell’altra. L’integrazione pastorale favorirà anche un diverso rapporto con il territorio, nel segno di una più convinta missionarietà. In questa logica dello scambio dei doni non solo i presbiteri e il diacono, ma ogni collaboratore pastorale e ogni singolo fedele dovrà sentirsi parte viva di una comunità più grande”.

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