72ª Settimana Cop: mons. Piccinonna (Rieti), “il dovere dell’evangelizzazione è un’ansia positiva”. “Coinvolgere le famiglie e le nuove generazioni”

“L’evangelizzazione non può essere affidata solo a presbiteri, ai diaconi, ai religiosi. Deve coinvolgere le famiglie e le nuove generazioni”. Lo ha ribadito questa mattina mons. Vito Piccinonna, vescovo di Rieti, intervenendo alla tavola rotonda “Esperienze e proposte nelle piccole parrocchie disseminate nelle nostre pianure, valli e montagne” nell’ultimo giorno della 72ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale sul tema “‘Andò in fretta verso la montagna’ – Esisterà ancora nei piccoli paesi la comunità cristiana che segue e annuncia Cristo?” promossa a Lucca per iniziativa del Centro di orientamento pastorale (Cop).
Il presule ha parlato della situazione della sua diocesi, “provata non solo dal tempo del Covid ma ancora di più dal sisma del 2016”. “Le nuove generazioni – ha evidenziato – dal mio territorio per più motivi tendono a scappare”. “Sicuramente – ha spiegato – l’elemento dell’evangelizzazione tra la Valle santa reatina e le montagne è una sfida che riguarda tutti”. “Il desiderio di portare il Vangelo perché davvero a questo mondo e a questo tempo non manchi il Vangelo di Cristo sia la spinta più forte, che supera ogni tentennamento, ogni disperazione, ogni dispersione”, ha rilevato il vescovo, convinto che “sicuramente la celebrazione eucaristica domenicale può e deve essere il cuore della vita cristiana” ma “accanto ad essa ci devono essere un tempo e un luogo di maturazione dell’esperienza di fede”. Per questo, “le famiglie vanno riqualificate non solo come destinatarie del Vangelo ma soprattutto come soggetti dell’evangelizzazione” per testimoniare “un Vangelo che deve profumare di casa, di famiglia. E anche di quelle difficoltà che si incontrano nella vita quotidiana”. “Guai ad abbassare la guardia”, ha ammonito mons. Piccinonna, “perché affideremmo ampie fette di gente e generazioni al paganesimo”. “Il dovere dell’evangelizzazione è un’ansia positiva”, ha concluso: “Qualcuno ha scritto giustamente che dobbiamo essere soprattutto custodi del fuoco più che adoratori delle ceneri. Il fuoco c’è, va riattizzato. Bisogna custodirlo, portandolo a tutti”.

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