Ecumenismo: conclusa a Tallin l’assemblea Kek. Messaggio dalle Chiese, condanna dell’invasione Russa

“Essere benedetti significa essere liberati dall’ansia per la nostra stessa sicurezza o per il controllo, liberati dall’essere imprigionati dentro la nostra stessa storia o narrativa. È questa nozione di benedizione che guida le Chiese della Conferenza delle Chiese europee nella loro vocazione in un mondo conflittuale”. Lo si legge nel messaggio diffuso da Tallin, dove oggi si è conclusa l’assemblea della Kek, iniziata il 14 giugno scorso e condotta all’insegna del tema “Sotto la benedizione di Dio. Plasmare il futuro”. “Immaginifiche e coraggiose, fiduciose e non arroganti, in ascolto e non soltanto predicanti, affidate e non ansiose, di speranza e non semplicemente ottimiste”: questo devono essere le Chiese. Le crisi dell’Europa e l’appello dei giovani, che hanno trovato voce a Tallin, hanno condotto l’assemblea a pronunciarsi con chiarezza, continua il documento nel senso di una “condanna inequivocabile della invasione brutale della Russia in Ucraina”. Si esprime anche “preoccupazione per il ruolo di alcune Chiese nel promuovere questo terribile conflitto”, e “dispiacere per le ricadute di questa divergenza per la testimonianza cristiana nel continente europeo”.
Nel testo si condanna anche “un nuovo capitolo nel potenziale conflitto europeo” che si è aperto in questi giorni con il trasferimento delle armi nucleari in Bielorussia, “dove la democrazia e la stessa resistenza nonviolenta sono state soppresse sotto l’attuale regime”. E poi si citano il blocco in corso del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian, le minacce alla libertà di religione e di credo in alcune parti d’Europa, lo sconcerto per il naufragio al largo delle coste della Grecia. È ancora attuale, conclude il messaggio, la vocazione della Kek di “creare uno spazio in cui europei di diversa storia, politica ed etnia possono incontrarsi a causa e nonostante le differenze di prospettiva ed esperienza”. “Le Chiese cristiane non possono permettersi il lusso di camminare separate l’una dall’altra” e devono restare fedeli “senza paura alla vita riconciliatrice della risurrezione in Cristo che ci chiama ad assumerci la responsabilità, sotto la benedizione di Dio, di plasmare il futuro”.

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