Sanità: p. Arice (Cottolengo), “difendere il diritto a poter curare le fasce più deboli”. “Non trascurare l’accompagnamento spirituale di quanti abitano la comunità ospedaliera”

“Non trascurare l’accompagnamento spirituale di quanti abitano la comunità ospedaliera e offrire una cura integrale alla persona malata, sostenendo la sua domanda di senso e aiutandola a vivere con speranza cristiana la sua infermità. La letteratura scientifica è piena di esortazioni alla cura olistica e al bisogno di supporto psicologico e spirituale, ma la prassi ci dice che il cammino è ancora lungo. Eppure solo se saremo stati capaci di aggiungere vita agli anni e non solo anni alla vita, le nostre cure sanitarie saranno davvero efficaci”. Lo ha affermato questa mattina, don Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, intervenendo all’evento “Life and Health Sciences” alla Pontificia Accademia delle Scienze. “Continuiamo a credere che la ragion d’essere di un’opera come la nostra non può essere che quella di stare sulla frontiera del bisogno e rispondere alla domanda di salute dei più poveri, degli esclusi, di quanti vedono disattesa per ragioni di carattere economico ma anche culturale, la loro domanda di salute”, ha spiegato il sacerdote, evidenziando come “guardando alla realtà con coraggio e lealtà dobbiamo ammettere che anche il pagamento di un ticket, per molta gente, sta diventando un problema serio. Proprio in questi giorni, in sinergia con le istituzioni competenti, stiamo approntando reparti per le cure intermedie, vista la tendenza ad espellere il malato con la maggiore velocità possibile, anche malati che hanno ancora bisogno di attenzioni sanitarie dopo la fase acuta”. “Abbiamo il dovere – ha ammonito p. Arice – di difendere il diritto a poter curare soprattutto le fasce più deboli; e come istituzione non profit e di ispirazione cristiana, sappiamo bene che custodire e sviluppare il carisma ricevuto dal Fondatore non significa fare forzatamente quello che fanno tutti magari con la logica del profitto, bensì scegliere i luoghi dove le membra sofferenti di Cristo sono più doloranti e meno curate: ed è proprio questo principio che ci ha spinto a riconvertire alcuni nostri servizi verso nuovi bisogni”. “Consapevoli che non è facile ‘far quadrare i conti’”, ha sottolineato p. Arice, che si è detto “convinto che non basta sopravvivere; occorre farlo in modo significativo e profetico!”. “La realtà è complessa e potremo affrontarla in modo adeguato – ha ammonito – solo se avremo il coraggio di metterci insieme e fare rete, unendo competenze, risorse e magari costituendo anche sinergie utili con il mondo profit. Non possiamo cedere ad un silenzioso ricatto a cui vengono sottoposti alcune strutture sanitarie a vocazione no profit per la loro sopravvivenza”.

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