Pasqua: mons. Marangoni (Belluno-Feltre), “la resurrezione accarezza ogni vita”

“Papa Francesco in questi giorni ha confidato: ‘Anch’io ho bisogno che Gesù mi accarezzi e si avvicini a me’. Sì, proprio lì, nel fondo dove si può precipitare, la risurrezione di Gesù giunge e accarezza ogni vita umana, ogni frutto della creazione, ogni tempo vissuto”. Lo scrive mons. Renato Marangoni, vescovo di Belluno-Feltre, nel messaggio pasquale alla diocesi.
Nella sua riflessione, il presule sottolinea che “la risurrezione di Gesù, che la Chiesa annuncia, fuoriesce dalle tenebre degli inferi. Non c’è male o inferno che la possa trattenere e soffocare. Non solo, la risurrezione di Gesù si dipana da ogni ferita e lacerazione della nostra umanità, di cui ha conosciuto, attraversandoli, il patire e il morire”. “La sua rappresentazione nelle icone dell’Oriente cristiano è sorprendente”, spiega il vescovo: “Gesù sceso negli inferi ne scardina le porte, prende per mano questa nostra umanità fin dai suoi inizi. Così tiene saldi Adamo ed Eva, stringendoli al polso e li riporta nel giardino fiorito della vita. È una scena strepitosa. La risurrezione di Gesù ha raggiunto i bassifondi della nostra esistenza e, da lì, la strappa via. Egli dopo aver attraversato la sua stessa morte la destina a sé, al suo abbraccio di amore, al suo oceano di vita eterna”.
“La carezza di Gesù – prosegue mons. Marangoni – viene dalle sue mani di creatore e salvatore: ‘Tutto è stato fatto per mezzo di Lui’ (Gv 1,3). Quelle mani plasmano l’eterno in noi e destinano ogni frammento di universo e ogni tratto di storia al ‘cielo nuovo e terra nuova’ (Ap 21,1), nell’infinito di Dio che non conosce muri e barriere, ristrettezze e rifiuti, tantomeno guerre e abusi”. “Auguro a tutti di non esitare innanzi al soffio della Risurrezione, anzi di cercarlo ovunque, dentro e attorno a noi, perché è già dato”, conclude il vescovo: “Scopriremo anche la possibilità in noi di aprire uno sguardo di cura amorevole per il pianeta che abitiamo, di osare speranza per tutti, di ungere i piedi affaticati e stanchi di qualsiasi che incontriamo, come fece Maria – sorella di Marta e di Lazzaro – a Gesù nella casa di Betania”.

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