Primo maggio: mons. Pavanello (Adria-Rovigo), “abbiamo bisogno di promuovere attività legate al nostro territorio”

“Nel Polesine, per le sue caratteristiche geografiche e socioeconomiche, abbiamo visto in questi anni accentuati in modo esponenziale processi quali lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione comuni a tutto il resto dell’Italia. Particolarmente forte è il fenomeno dell’emigrazione giovanile, in modo particolare dei giovani laureati, che cercano in altre parti d’Italia e all’estero un’occupazione che risponda alle loro competenze e alle loro aspettative”. Lo ha detto, stasera, il vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, nell’incontro con il mondo del lavoro, organizzato presso l’azienda DaviPlant di Lusia (Ro), in preparazione alla festa del 1° maggio.
“La provincia di Rovigo è la terza in Italia per numero di laureati dai 20 ai 24 anni (12,4%), i quali però non riescono a trovare collocamento all’interno dei confini provinciali: la disoccupazione giovanile dai 16 ai 35 si attesta al 12,5%, cioè sopra la media del nord Italia (dati Istat 2021) – ha ricordato il presule -. È sotto gli occhi di tutti poi come i nostri giovani, soprattutto quelli che eccellono nello studio (e dobbiamo dire che sono molti!) cercano la loro realizzazione professionale in altre parti d’Italia e anche all’estero e difficilmente, una volta maturata un’esperienza significativa, ritornano in Polesine. Ne deriva un impoverimento della nostra terra, privata delle sue energie migliori e di conseguenza di una prospettiva per il futuro”.
Il vescovo ha ammesso: “Siamo tutti consapevoli di trovarci di fronte ad una questione di dimensioni colossali, ma non possiamo rassegnarci ad assistere impotenti a questa progressiva decadenza, dove l’aspetto demografico si intreccia con quello economico e sociale”. Per mons. Pavanello, “il primo passo da compiere” è “una riflessione seria sul tipo di sviluppo che riteniamo utile al nostro territorio, in sintonia con la sua storia e la sua conformazione”. Per evitare di ritrovarsi “con attività economiche che sfruttano il territorio, più che promuoverlo”, ha osservato, “abbiamo bisogno invece di promuovere attività che siano legate a questo territorio e che non necessitino semplicemente di manodopera a buon mercato ma che abbiano un profilo innovativo capaci di costituire delle filiere produttive e di attrarre le competenze professionali e scientifiche dei nostri giovani. Lo sviluppo di cui abbiamo bisogno inoltre dovrà essere rispettoso dell’ambiente, che va salvaguardato anche per le generazioni che verranno”.
Un secondo passo “dovrebbe essere quello di sostenere le risorse imprenditoriali presenti in Polesine, creando una mentalità che storicamente manca in un territorio da sempre votato all’agricoltura, dove non solo l’industria ma anche l’artigianato fatica ad affermarsi.
Per raggiungere questi obiettivi abbiamo bisogno di una Politica (con la p maiuscola) che aiuti tutte le forze vie del Polesine a fare rete e a superare i tanti particolarismi (campanilismi!) di cui soffriamo”.

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