Simposio Ecclesia Medio Oriente: mons. Martinelli (vicario Arabia Sud), “Chiesa divisa non educa. Promuovere cultura della cura contro ogni abuso”

(a sx) Mons. Paolo Martinelli (Foto Sir)

(Nicosia) “Una Chiesa divisa non educa. Un’esperienza cristiana frammentata non ha forza formativa. Può trasmettere contenuti religiosi ma non comunicare efficacemente quella vita divina che scaturisce dalla Santissima Trinità ed è condivisa con noi nella comunione”. A ribadirlo oggi, al simposio organizzato dalla Roaco (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali) in corso a Nicosia (Cipro) per i 10 anni dell’Esortazione postsinodale “Ecclesia in Medio Oriente” (Emo), è stato il vicario apostolico dell’Arabia del Sud, mons. Paolo Martinelli. Nella sua relazione, dedicata alla formazione cristiana come descritta nella Emo, il vicario ha ricordato che “ogni rinnovamento deve partire dall’educazione, dalla cura del rapporto tra le generazioni. Educare e curare la formazione cristiana in tutti i suoi aspetti è sempre segno di speranza e la comunione rappresenta anche la finalità dei percorsi educativi. Veniamo educati e formati nella comunione, comprendendo che la nostra fede è sempre ecclesiale, mai privata. Per questo – ha affermato – una Chiesa divisa non educa. Un’esperienza cristiana frammentata non ha forza formativa”. Per mons. Martinelli “la sfida fondamentale per la formazione cristiana è passare da un cristianesimo trasmesso per convenzione a un cristianesimo trasmesso per convinzione”. In questi percorsi educativi assume particolare rilievo “il problema degli abusi e la responsabilità sociale della Chiesa”. “Occorre tematizzare il rapporto tra i giovani e gli abusi, soprattutto quelli perpetrati in ambito ecclesiale” ha spiegato il vicario che ha ricordato come il magistero di Papa Francesco fornisca “gli strumenti per un cammino di purificazione e di promozione di una cultura contro l’abuso, in tutti i suoi aspetti, siano essi di potere, di coscienza o di abuso sessuale. Un lavoro tenace per promuovere una cultura della cura, contro ogni sopruso – ha rimarcato mons. Martinelli – è parte fondamentale dell’educazione ecclesiale. Genitori, sacerdoti, persone consacrate, catechisti, agenti pastorali e gli stessi giovani devono seguire un percorso formativo adeguato alla salvaguardia degli ambienti ecclesiali e alla sicurezza dei nostri giovani. Su questo aspetto della formazione cristiana non ci possono essere ritardi o esitazioni. A questo proposito va aggiunta una cosa molto importante: questo è un lavoro che dobbiamo fare non solo ad intra ma anche ad extra; è un cammino che dobbiamo intraprendere per aiutare tutta la società, anch’essa colpita da questa forma di violenza”.

Al Simposio partecipano oltre 250 persone: tra queste 7 patriarchi, 51 tra vescovi e arcivescovi, 4 superiori generali, 4 superiore generali, 13 suore, 57 preti, 112 laici e 9 monsignori.

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