Simposio Ecclesia in Medio Oriente: Raheb (teologa), “regressione e repressione dei diritti e delle libertà sono in aumento e rappresentano una minaccia per la diversità e il pluralismo nella regione”

Cipro, a sx Viola Raheb (Foto Sir)

(Nicosia) “Mentre un decennio fa la speranza nella transizione democratica attraverso la ‘primavera araba’ era forte e vibrante, sempre più persone sono convinte che questa transizione democratica sia stata mancata. Il fanatismo religioso, la propagazione di identità religiose monolitiche, la regressione e la repressione dei diritti e delle libertà sono in aumento e rappresentano una vera minaccia per la diversità e il pluralismo nella regione”: è la denuncia di Viola Raheb, teologa luterana palestinese che lavora per la Fondazione viennese “Pro Oriente”, al simposio promosso dalla Roaco sui 10 anni della promulgazione della Esortazione Ecclesia in Medio Oriente (Emo), in corso a Nicosia (Cipro). Secondo la teologa libertà religiosa e cittadinanza sono “discorsi in evoluzione. Dal 2012, considerando il mutato contesto della regione, le questioni relative alla libertà religiosa, ai pregiudizi religiosi, etnici o settari e alla cittadinanza sono sempre più dibattute nella regione. La cittadinanza sta diventando un tema centrale per la costruzione di un futuro comune nella regione e viene sempre più affrontata attraverso vari documenti e posizioni”. Tra questi “Scegliamo una vita in pienezza – Cristiani del Medio Oriente: per un rinnovamento delle scelte teologiche, sociali e politiche” presentato in Libano nel settembre del 2021, che “esprime la visione di una convivenza con i credenti di altre religioni”, e “Dal Nilo all’Eufrate – Una dichiarazione sulla responsabilità cristiana e la legge sulla cittadinanza” (2014) che invece affronta “il futuro dei cristiani nella regione e apre uno spazio di riflessione sul legame tra cittadinanza e fede”. Dal dibattito sul tema, secondo la teologa, “sembrano restare fuori le nuove generazioni”: “il vocabolario e i concetti che usiamo in modo così eloquente sono lontani, se non estranei, ai giovani. Manca l’alfabetizzazione politica, necessaria per comprendere questi concetti. Se dovessimo cercare solo coloro che sono abbastanza eloquenti da usare le nostre terminologie, ci perderemmo la stragrande maggioranza dei nostri giovani. Tuttavia, se ci impegniamo in un dialogo volto a comprendere ciò che i giovani considerano limitante per vivere la libertà religiosa o la piena cittadinanza, allora si possono individuare nuove prospettive e alleati”. Le sfide principali indicate dai giovani, ha detto Raheb, sono l’instabilità politica ed economica della regione, che impedisce loro una vita dignitosa, quella delle ingiustizie, della continua esposizione alla guerra, ai conflitti, alla violenza e ai continui traumi collettivi”. Altra sfida, ha concluso, è “la discrepanza esistente tra le affermazioni, le aspirazioni e le pratiche di questi diritti e libertà. La speranza è che con questo simposio si possa verso un’azione attiva. L’ultima parola spetta ai giovani stessi”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori