Simposio Ecclesia in Medio Oriente: El-Hage (Libano), “Isis non è Islam, ma terrorismo cieco. Da solo dialogo non può eliminare la persecuzione delle minoranze”

Simposio Cipro, (a sx) Youssef El-Hage. (Foto Sir)

(Nicosia) “Il Medio Oriente è stato particolarmente afflitto dalla proliferazione del fondamentalismo religioso dopo la pubblicazione dell’Esortazione Ecclesia in Medio Oriente. Lo Stato islamico ha fatto decine di vittime in Medio Oriente (e all’estero) sia tra i cristiani che tra i musulmani, provocando una massiccia migrazione di cristiani verso luoghi più sicuri in Medio Oriente (Giordania, Kurdistan, Libano) o verso il vasto mondo. Ma non bisogna prendere per buono il nome di questa organizzazione. Non è islamica. È solo terrorismo cieco”. Così Youssef Kamal El-Hage, docente dell’Università dello Spirito Santo di Kaslik, in Libano, ha esordito parlando oggi al Simposio, in corso a Nicosia (Cipro), promosso dalla Roaco per i 10 anni della promulgazione dell’Esortazione postsinodale Ecclesia in Medio Oriente (Emo). Dall’Isis alla fraternità umana: questo il percorso intrapreso dal docente nella sua relazione che ha descritto, citando Papa Benedetto XVI, l’Esortazione come “una tabella di marcia per gli anni a venire”, tabella di marcia portata avanti da Papa Francesco e dallo sceicco Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, “fino alla firma del documento profetico sulla Fraternità umana per la pace nel mondo e la convivenza ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019”. “Attualmente – ha spiegato – in Medio Oriente i segni di speranza sono in stretta competizione con i segni di disperazione per quanto riguarda il diritto alla libertà religiosa, un diritto ora chiaramente enunciato dalla massima autorità islamica attraverso il documento Fratellanza umana per la prima volta in assoluto. È ancora vero che in Arabia Saudita è vietata la pratica pubblica del cristianesimo e non è permesso costruire chiese nel Paese; è vero che è proibita qualsiasi manifestazione pubblica del cristianesimo; è vero che si continua a incarcerare chi viene trovato in possesso di Bibbie di qualsiasi lingua (anche se, attualmente, la polizia religiosa saudita sta perdendo potere). D’altra parte – ha ricordato El-Hage – nelle restanti terre della Penisola Arabica, le cose sembrano diverse”. Chiaro il riferimento al Bahrein, che ospita dal 1939 la prima parrocchia cattolica del Golfo, e agli Emirati, dove i governanti hanno concesso terreni per la costruzione di chiese”. Dalla pubblicazione di Ecclesia in Medio Oriente, ha aggiunto, “è sempre più visibile un grande sforzo della Santa Sede volto a prendersi cura da vicino dei cristiani in Medio Oriente” e a “chiedere sempre più attenzione al fenomeno globale della cristianofobia”. Tuttavia, ha ammesso, da solo “il dialogo non può eliminare la persecuzione delle minoranze religiose, siano esse cristiane o meno. La pace è un processo paziente e può arrivare solo attraverso il dialogo, un dialogo persistente, dopo aver instaurato un clima di fiducia. Questo è il dialogo interreligioso: una via, prolungata e senza tentennamenti, verso una maggiore comprensione e apprezzamento reciproco che, a lungo termine, aiuterà a prevenire le persecuzioni”. I cristiani del Medio Oriente “sono chiamati, nell’unità ecumenica e nella ferma disponibilità al sacrificio finale, a esaltare la Croce con la fede, l’amore e la speranza” citate nell’Emo da Papa Benedetto, e, ha concluso El-Hage, “trasformare le sofferenze, dovute alla nostra fede e alla nostra identità, ‘in vasi di argilla pronti per essere riempiti fino a traboccare dai doni divini più preziosi dell’oro’. Questo è un appello pressante ad agire concretamente in modo da configurarci sempre più pienamente a Cristo, in modo da aiutare le diverse Chiese a riflettere la bellezza della prima comunità di credenti”.

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